Non è la prima volta. Probabilmente non sarà l’ultima. Gli amaranto di Breda come un foglio di carta carbone, disegnano la propria partita sull’avversario. Anche al Rigamonti di Brescia la Reggina lascia il comando allo sfidante, si arma di elmetto e baionetta e si precipita in trincea.
3-5-2 ALLO SPECCHIO – Schieramenti speculari, in partenza. Al 3-5-2 delle rondinelle rispondono gli amaranto con il medesimo atteggiamento tattico. Al Brescia, però, onore ed onere del pallino del gioco insieme alla responsabilità di dover assolutamente portare a casa l’intera posta in palio per rinvigorire ambizioni promozione mai così concrete. La Reggina mira a qualcosa di assai meno prestigioso, ma vitale. Un punto in casa di un avversario tanto temibile sarebbe un successo, ennesimo mattoncino d’una salvezza che gli amaranto stanno ormai rifinendo.
AMARANTO INOFFENSIVI – “Tutti dietro la linea del pallone: si difende in undici, si attacca in due, talvolta in tre”. Questo il diktat di Breda ai suoi. La manovra offensiva è affare esclusivo di Pagano e Brienza, eccezion fatta per qualche sporadica comparsa di Missiroli. Quando la Reggina porta più uomini nella metà campo avversaria è per frutto di una manovra corale ma lenta che ha il merito di lasciare la squadra corta e già predisposta alla fase passiva ma evidenzia il grosso limite di risultare tremendamente prevedibile. Risultato? La Reggina fa il solletico al Brescia con l’unica arma che ha a disposizione: il contropiede.
SOLIDITA’ DIFENSIVA – Se davanti son dolori, in difesa c’è di che gioire. La banda del buco d’inizio stagione sembra aver trovato come d’incanto solidità . Ma se parlare di magia risulterebbe riduttivo, è bene sottolineare come i progressi evidenziati dalla retroguardia siano in gran parte rimandabili alla copertura di un centrocampo che fa della distruzione, e dell’attenzione tattica in fase di non possesso, la propria grande virtù. La Reggina adesso difende come una squadra, soffoca lo sfidante aggredendo le fonti del suo gioco, occupa tutti gli spazi come fossero caselle d’un puzzle, suda e lotta come mai aveva fatto negli ultimi mesi.
CAOS CENTRALE – E così il Brescia sbatte sulla barricata alzata da Breda. Non sfondano le rondinelle nel caos centrale dove spadroneggiano le marcature a uomo degli amaranto. Ci sarebbe bisogno di ordine ed inventiva a centrocampo, giocate in verticale, qualità che Budel non riesce a garantire. Iachini non vuole rischiare il giovanissimo Manzoni, rimpiange l’assenza di Cordova ed opta per l’unica soluzione possibile in questi casi: allargare il gioco.
SFOGO SULLE FASCE – Con il passare dei minuti, dunque, i lombardi smistano sempre più spesso la sfera sulle corsie laterali dove Zambelli e Rispoli, approfittando dell’intasamento centrale, hanno la possibilità di giocarsi l’uno contro uno. Senza esito. Rizzato è timoroso in fase offensiva soltanto perchè bada più ad imbavagliare Rispoli, dall’altro lato, dopo i primi dieci minuti, Vigiani prende le misure a Zambelli. Continua a soffrire l’accelerazione sul breve dell’esterno di casa ma alla lunga lo argina, ed annulla, affidandosi ad esperienza e tenacia.
PARI E PATTA – Il Brescia prova a far male solo con giocate estemporanee: il tiro da fuori, pressione quasi “rugbistica” al limite dell’area, combinazioni dei suoi ottimi attaccanti, la superiorità nel gioco aereo resa più evidente dall’ingresso di Kozac. Ma la sostanza non cambia e le rondinelle non sfondano. A dir il vero , passerebbe addirittura la Reggina con Missiroli ma questa, purtroppo, è tutt’altra storia…
Gianpiero Versace
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