“Everything in its right place”. Parole e musica dei Radiohead fanno da colonna sonora ad un giorno storico per chi ama la Reggina. “Tutto è (tornato) al suo posto”.
E’ tornata la Reggina. E’ tornata la Reggina in Lega Pro. E’ tornato l’entusiasmo di un momento felice – ad ogni livello – come non se ne vivevano da tanto, troppo tempo in riva allo Stretto.
Poco più di un anno fa, un lutto sportivo gettò nello sconforto la comunità amaranto. Le illusioni si rivelavano chimere, i timori concreta realtà . Svaniva l’identità storica, svaniva il professionismo e con esso il legame con quei calciatori che stavano crescendo in seno al club e ne erano patrimonio. Svaniva la possibilità di continuare un percorso che la Reggina aveva meritato di proseguire sul campo cogliendo una salvezza clamorosa, frutto di una rincorsa perpetrata nelle ultime giornate da un gruppo di uomini veri e culminata nella storica doppia impresa con il Messina. Il dissolversi di un epopea entusiasmante lasciava sul terreno le macerie e la strisciante sensazione che rialzarsi sarebbe stato difficilissimo, forse impossibile.
Masticava il sapore della beffa, Reggio Calabria, confusa e disorientata di fronte ad un presente ricco soltanto di incertezze e polvere, vittima degli eventi, sacrificata in una delle proprie passioni più ardenti.
Seguirono giorni, settimane e mesi tra i più complessi e controversi della secolare storia amaranto. Una comunità frustrata da una categoria che mai potrà appartenerle, divisa da un presente talmente opprimente da risultare inaccettabile e da crisi d’identità che hanno logorato l’ambiente.
Tutto ciò, da oggi, non esiste più. O meglio, è archiviato e resterà lì, negli annali. Sarà un monito, per tutti. Arricchisce di ulteriore significato ciò che è accaduto oggi perché è tremendamente vero sia possibile rendersi conto del valore di ciò che si ha solo quando lo si perde. Aver riconquistato ciò che si possedeva e si era meritato fa di questa Lega Pro un tesoro da proteggere.
Tutti, chi più chi meno, hanno commesso almeno un errore in questa fase così tumultuosa. Chi ha criticato senza avere precisa contezza della realtà dei fatti e dei relativi problemi, allo stesso modo di chi ha letto le critiche come pretestuose strumentalizzazioni a prescindere, e di chi ha tifato per un fallimento sostenendo di aver la verità in mano e magari sosterrebbe di averla ancora nonostante i fatti – quelli non possono esser contraddetti – dicano che la gioia odierna sia stata possibile per motivi assolutamente aleatori e ben diversi da quelli ipotizzati e lungamente argomentati.
Poco importano tali argomentazioni e nessun rilievo hanno le diverse fazioni che le hanno sostenute, divenute esse stesse anacronistiche nello spazio di quattro parole: Reggina in Lega Pro.
Ci sono eventi che nella loro straordinarietà hanno la capacità se non di metter d’accordo tutti quantomeno di mettere un punto definitivo su ciò che è stato, spostando l’attenzione a ciò che sarà . Perché hanno vinto tutti, oggi. Ma qualcuno ha vinto più degli altri.
Grandi, enormi infatti i meriti della società . Scossa dalla tempesta di una stagione impossibile, la nave amaranto aveva traballato in alcuni frangenti, lambendo la deriva. Ritrovare la bussola e condurre l’imbarcazione in porto – in trionfo – è l’oggettiva testimonianza di capacità manageriali, forza di volontà e straordinario attaccamento ai colori.
Oggi, va dato atto a Mimmo Praticò, al figlio Giuseppe, ai dirigenti F. Martino, Sgrò, Polimeno, Comandè, Stilo, a tutte le persone e ai professionisti che si sono spesi per la causa comune, di aver compiuto un autentico miracolo completando in un solo anno la rinascita del calcio reggino. E della Reggina, nel senso più profondo di ciò che essa simboleggia e riunisce.
E’ stata scritta una pagina di storia e porta la loro firma in calce – insieme a quella del Sindaco Falcomatà e del Direttore Martino – ben oltre il (considerevole) impegno economico sottoscritto.
C’è della poesia, c’è certamente dell’epica nei fatti iniziati lo scorso luglio e conclusi quest’oggi. C’è la prova che Reggio, unita, possa arrivare lontano. C’è un profondo senso di giustizia perché il destino ha restituito ciò che la Reggina possedeva e non aveva mai perso per propri demeriti: storia, identità e categoria.
Tutto è al posto giusto, dicevamo. Ma non era scontato lo fosse ed è miracoloso sia tornato ad esserlo in un tempo così breve. La Reggina tornerà a Catania e a Cosenza, a Taranto, Foggia e Lecce, tornerà soprattutto a Messina. Lo farà a testa alta, consapevole di non aver alcuno scheletro nell’armadio, fiera di ciò che è, nel rispetto della propria tradizione, del sudore di chi ha combattuto per essa e l’ha resa grande, della sua impagabile tifoseria che, da domani, sarà protagonista.
Società e fato hanno messo il pallone sul dischetto del rigore, è arrivato il momento di calciarlo e per far rete bisognerà …fare rete, intesa come insieme di persone che collaborano per un unico obiettivo ed un bene comune; il bene superiore chiamato Reggina. Il club ha dimostrato di essere all’altezza della sfida posta: essere in grado di sostenere il peso di rappresentare l’amaranto. Tocca alla comunità reggina, adesso, fare altrettanto.
Rimanere spettatori non sarà più concesso a nessuno che voglia legittimamente dirsi legato a questi colori. Sarà possibile, anzi doveroso partecipare allo sforzo compiuto per centrare questo risultato e la prima prova sarà la campagna abbonamenti durante la quale – anche qualora venisse richiesto un sacrificio economico leggermente superiore rispetto alle attese ed al recente passato – l’impegno andrebbe letto come atto di amore nei confronti esclusivi della Reggina.
RieCCoCi. MeritiamoCela. Due parole, una missione.
E’ iniziata una nuova, vecchia storia: 102 anni di gioie, lacrime e sudore cercano nuovi autori. C’era una volta…e ci sarà ancora. Bentornata, Reggina.
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