Il countdwon scorre inesorabile, mentre il cuore batte sempre più forte. Venerdì 24 e sabato 25 giugno, due date che qualsiasi tifoso amaranto ha già segnato in rosso sul proprio calendario: la Reggina dell’88 e la Reggina del 99 tornano in città, e si sfideranno al Granillo in una serata da brividi ed occhi lucidi.
ReggioNelPallone, sito partner dell’evento ideato da Leggende Amaranto e Chisti Simu, realizzerà una serie di interviste ed approfondimenti, che giorno dopo giorno avvicineranno i lettori a questo imperdibile abbraccio con la storia. Questa volta, i nostri microfoni sono andati a sentire come sta vivendo l’attesa Maurizio Raggi, una delle colonne della squadra che riportò Reggio in serie cadetta. Un uomo, prima che un giocatore, che ha fatto dell’amaranto una seconda pelle e che, a distanza di anni, ricorda ancora nitidamente e con piacere l’affetto della città dello Stretto.
MAURIZIO RAGGI
Nato a Roma l’8 maggio 1960
Con la Reggina 82 presenze e 8 reti
VOGLIA DI “GRANILLO” – Siamo tutti felici di riabbracciare una città e un popolo per il quale, in quegli anni, abbiamo dato tutto quello che potevamo dare. Tornare a Reggio, tornare a giocare al Granillo è sempre un emozione per noi, che abbiamo vissuto la C2 e la C1 prima e la B poi, arrivando a sfiorare la Serie A. Non vediamo l’ora di riabbracciare tutti i tifosi: l’amore che ci hanno dato in quegli anni e che ancora ci danno è incredibile.
RIVEDERE IL CALCIO VERO – Anche quello che abbiamo fatto l’anno scorso era cercare di riaccendere l’entusiasmo. Tuttavia secondo me, non sono i tifosi ad averne bisogno, il loro amore e la loro passione non sono mai venuti meno, malgrado tutte le difficoltà. Urge invece riaccendere l’interesse ed il desiderio nella classe imprenditoriale, in maniera tale che si investa in questa realtà e la si riporti dove merita.
I RIGORI DI PESCARA – Ricordo bene come mi sia sentito in dovere di battere il calcio di rigore nello spareggio con la Cremonese, e di quanto pesasse quel pallone. Segnai ma alla fine in Serie A ci andarono i grigiorossi, fu una delusione grandissima. Ricordo di come arrivammo stremati a quella partita, dopo 38 giornate in cui avevamo lottato come mai nella nostra carriera e di come, secondo me, meritassimo la vittoria in quella gara. Alla fine, però, credo che dovesse andare cosi e che la Reggina fosse destinata alla promozione nel 99’, forte anche di una società più esperta.
QUEI COLORI CHE TI RIMANGONO NELL’ANIMA…Vedere la Reggina andare in Serie A dieci anni anni dopo, fu una gioia enorme anche e soprattutto per noi. Chi viene a giocare a Reggio Calabria si porta dentro questi colori per tutta la vita. Mi è capitato, nel corso della mia carriera , di vincere campionati a Terni e Taranto ma nulla è equiparabile alle emozioni che ho provato in amaranto. Dopo essere andato via, pur giocando da altre parti, il primo risultato che controllavo era quello della Reggina. Per questo, i primi a gioire dopo la partita di Torino siamo stati noi dell’88.
LA SFIDA CON I RAGAZZI DEL ’99– Credo, onestamente, che ci sarà poco, pochissimo spettacolo in campo (ride, ndr). Specialmente da parte nostra il fisico, pur continuando a fare sport, non può essere quello dei tempi migliori. Alla fine la partita sarà semplicemente qualcosa di simbolico, anche se proveremo a regalare al pubblico qualche giocata di classe. Il vero spettacolo lo daranno i tifosi, sarà la loro festa ed ovviamente anche quella della Reggina…
Matteo Occhiuto
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