Ingaggiato nel 2005-2006 e fatto esordire in Serie A, un infortunio ne limita la sua apparizione e scende in campo soltanto in cinque occasioni. Sarà solo quella breve parentesi a rappresentare il periodo di Maurizio Lauro alla Reggina.
L’ex difensore amaranto ha smesso di giocare la scorsa stagione, dopo 12 presenze con l’Ancona in Lega Pro. Ma adesso, per lui, è iniziata una nuova vita, con indosso i pantaloncini della squadra dello Stretto…
Interpellato da Matteo Moretto di gianlucadimarzio.com infatti, Lauro racconta il suo nuovo lavoro: addetto alle consegne in un’azienda di fragole: “Spesso – afferma ai microfoni del noto sito – me ne torno a casa tutto rosso”. Il rosso non è sangue, è fragola. Ma a ciò aggiungiamoci anche un tocco di amaranto, l’amaranto dei pantaloncini della Reggina che indossa sia per stare comodo che durante le ore di lavoro: “Si consumano molto più velocemente adesso di prima, quando giocavo”.
E’ dura la nuova vita di Lauro, da calciatore sudore e fatica la facevano si da padrone, ma si trasformava in professione ciò che si sognava da piccoli. Adesso invece è diverso: “Il calciatore è un lavoro che fai con la sigaretta in bocca. Fatichi in ritiro, ok. Stress mentale quanto vuoi ma alla fin fine resta una passione che sognavi da piccolino e sei riuscito a trasformare in professione. Qui faccio manodopera vera e propria: carico, scarico, controllo che sia tutto ok. Due realtà differenti un po’ come il giorno e la notte”.
E se fino a poco tempo fa l’incubo erano gli attaccanti, adesso lo è il clima: “Prima dovevo stare attento a Lavezzi e Alexis Sanchez, troppo veloci. I più complicati che io abbia mai affrontato in carriera, Shevchenko e Kakà esclusi. Ora devo preoccuparmi di altro: grandine, troppo caldo, troppo freddo, troppa pioggia. Sono tutte cause di un cattivo raccolto”.
(foto tratta da gianlucadimarzio.com)
Commenti