Potrebbe essere il titolo di un libro: “Come arrivare dalla Terza alla Prima Categoria in due anni”. Di esempi recenti, nel panorama dilettantistico reggino, ne abbiamo, basti pensare al San Giorgio che con mister Api fece un sol boccone di Terza e Seconda Categoria arrivando quest’anno, da matricola, a giocarsi la Promozione.
Resta comunque il fatto, non perchè sia già successo, che si tratta di un’impresa per niente semplice. L’ultima in ordine di tempo ad esserci riuscita è la Bovese, che domenica ha vinto la finale playoff a Scilla conquistando la Prima Categoria. Si, quella Bovese che la scorsa stagione condusse un campionato di Terza Categoria a parte, vincendolo con largo anticipo. Quella Bovese che quest’anno, forse in sordina, partiva con l’obiettivo di fare bene. Ha fatto bene, anzi più che bene. Ha sorpreso tutti arrivando a giocarsi la seconda posizione fino all’ultima giornata. Solo le sconfitte negli scontri diretti contro le due big non le hanno permesso di battagliare per il titolo fino alla fine. Ma poco importa: la promozione è arrivata lo stesso, è arrivata grazie al progetto di una società ben organizzata e piena di idee.
Tra le idee più significative, più di una volta fatte presente da allenatore e dirigenti, quella di possedere una squadra composta solo ed esclusivamente da ragazzi di Bova. Un segno distintivo importante, un fattore che caratterizza il proprio paese, la voglia e la determinazione nel volerne portare il più in alto possibile il nome.
Da ciò, anche la possibilità di confermare, anno per anno, gran parte dei componenti dell’organico, ormai ben collaudati nei meccanismi e nelle giocate da parte di mister Paone. Già , mister Paone, figura che conferma la voglia di un progetto a lungo termine con alla guida un allenatore su cui poter costruire l’organico. Se di esso fa parte anche un calciatore il cui nome fa Norberto Petronio, ecco che tutti i problemi vengono risolti: 32 le reti per un attaccante che con la Seconda Categoria ha poco a che fare, ma che grazie a queste ha potuto trascinare la sua squadra verso l’obiettivo.
Cosa dire dunque: quando la gestione di un organico prevede un tecnico seguito da uno zoccolo duro, su cui far ruotare un numero ristretto di calciatori, i risultati arrivano, e la Bovese ne è il pieno esempio…
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