Uno dei capitani che ha fatto la storia. Nel giorno in cui è stato ufficializzato l’evento che riporterà al Granillo due storiche compagini amaranto (CLICCA QUI per leggere il comunicato con il programma completo), uno di quei protagonisti, la bandiera ed  ex capitano Simone Giacchetta è stato ospite negli studi di Touring in occasione di Tutti i Figli di Pianca. Argomenti della puntata non potevano che essere gli aneddoti più belli e simpatici di quella splendida stagione, quella che portò per la prima volta Reggio e la Reggina nell’olimpo del calcio italiano.
E pensare che quel campionato non partì per il verso giusto. La compagine guidata da Gustinetti aveva come obiettivo primario il mantenimento della categoria, che almeno inizialmente sembrava una montagna insormontabile: “Dopo la sconfitta di Treviso – racconta ‘Jack’ al trio Auspici-Polimeni-Ielasi – eravamo penultimi. Perdemmo 4-2, restammo in 10 ma Artico firmò la sua prima doppietta. La settimana successiva ospitavamo un’ottima squadra come la Reggiana, il mister era già a rischio ma non ci restava altro che vincere. Riuscimmo a battere 3-1 gli emiliani e da lì cominciò la storica rimonta”.
C’era un calciatore in quell’organico che, come in ogni gruppo affiatato che si rispetti, veniva preso scherzosamente di mira dai più grandi. In quella Reggina, questa figura era ricoperto dall’allora giovanissimo Diè: “Arrivò a sorpresa questo ragazzo di colore – prosegue ancora scherzando Giacchetta –, era giovanissimo, appena ventenne, e inizialmente ebbe difficoltà ad integrarsi, sembrava timido. Dopo poco però, anche grazie alla sua conoscenza del francese, imparò in fretta l’italiano cominciando ad abituarsi al nostro modo di fare, era diventato la mascotte. Gli dicevamo sempre che il mister, essendo settentrionale, faceva giocare soltanto quelli del nord o centro Italia, dal centro in giù non giocava nessuno (ride, ndr)”.
Tre le trasferte “magiche” di quell’annata, oltre ovviamente alla sfida di Torino: Brescia, Cosenza e Pescara. Difficile scegliere la più bella, impossibile anche per l’ex bandiera amaranto: “Posso solo dire che Torino è la somma di tutte e tre e va giustamente messa al primo posto, ma sceglierne una in particolare è difficile. A Pescara ricordo il rumore del tabellone dopo il rigore sbagliato da Gelsi, fu un suono bellissimo. Il calciatore biancazzurro era forte, difficilmente sbagliava dal dischetto, ma in quell’occasione fallì. Nella ripresa poi fu un monologo da parte nostra, li chiudemmo e trovammo il vantaggio, salvo poi chiuderla con Possanzini, che era abbonato ai gol strani”.
Si, perchè sia a Pescara che a Cosenza, il funambolico attaccante rischiò di non segnare dopo aver saltato anche il portiere, e Giacchetta ci scherza su: “Partiva in velocità , lasciavo sul posto l’avversario e, dopo aver saltato il portiere, non tirava. Tornava indietro di nuovo, non voleva tirare mai (ride, ndr). A distanza di anni dobbiamo ringraziare Moscardi, il difensore del Cosenza che lo stese in area. Anche in quel caso, a porta vuota e sulla linea, non calciò, ma per fortuna ci fu il rigore”.
Commenti