E’ destinato a far rumore, forse più di quanto creatone finora, l’epilogo della vicenda Sporting Locri. E’ stato archiviato senza alcun colpevole il caso legato alle minacce rivolte mesi fa al Presidente Armeni, costretto – secondo la denuncia avanzata – ad abbandonare la società di calcio a 5 per proteggere se stesso e la famiglia.
“E’ stata tutta una montatura” titola questa mattina la Gazzetta del Sud, “Fischio finale sulle minacce allo Sporting” è quanto invece emerge dalle prime pagine del Quotidiano. Sono quindi i due quotidiani locali a dare notizia quest’oggi dell’archiviazione del caso, definito appunto “una montatura” dal capo della Procura della Repubblica presso il tribunale di Locri Luigi D’Alessio, intervenuto ieri al TG3 regionale. Come appunto sottolineato sulla Gazzetta nell’articolo a firma del collega Pino Lombardo, “il caso sarebbe stato montato proprio da chi ha ricevuto quelle minacce. Il rilievo mediatico – afferma il procuratore – è stato dato da chi ha denunciato le minacce prospettandole in un certo modo. Le indagini hanno così fatto emergere che quei pizzini erano stati costruiti in casa ma, nonostante il clamore mediatico suscitato dalla vicenda, a cui ha fatto seguito la solidarietà intorno alla dirigenza dello Sporting Locri, il caso viene chiuso senza colpevoli. Infatti, anche se certamente chi ha concepito l’operazione – prosegue il collega Lombardo – ha compiuto qualcosa di moralmente sconsolante, la Procura di Locri non avrebbe rilevato niente di penalmente rilevante. In casi simili – ha così chiuso D’Alessio – è meglio chiudere il caso con una buona archiviazione che con un pessimo rinvio a giudizio”.
Parola fine, dunque, ad una vicenda che aveva raggiunto contorni nazionali, soprattutto in merito a quella che era stata la vicinanza del mondo sportivo italiano subito dopo la notizia delle minacce ricevute. “Gli investigatori non si sono fermati – scrive invece il collega Francesco Sorgiovanni del Quotidiano – e in questi mesi hanno sentito più volte il Presidente Armeni e gli altri dirigenti della società di calcio a 5. Hanno voluto capire cosa ci sia stato alla base di quelle intimidazioni denunciate, chi ha scritto quei pizzini, chi ha forato la ruota dell’auto del Presidente. La ‘ndrangheta no, e ne sono quasi tutti convinti fin da subito – sottolinea l’autore dell’articolo –, la criminalità organizzata mica si muove per poco se non si vedono interessi rilevanti”.
Caso chiuso quindi, per meglio dire archiviato. Si conclude una vicenda che aveva fatto parlare tanto. Scelta giusta o meno non spetta a noi dirlo, ma sicuramente i colpi di scena l’hanno fatta da padrone, fino alla fine…
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