Se è vero che la signorilità e l’eleganza non si misurano dal singolo gesto ma nella quotidianeità , è altrettanto inoppugnabile che il valore d’un momento possa esprimere fedelmente la quota umana d’un personaggio già noto nell’ambiente, per altro, in quanto a garbo e correttezza.
Bepi Pillon, ex tecnico amaranto ed attuale allenatore dell’Ascoli, prossimo avversario della Reggina, è stato ospite in esclusiva di Reggionelpallone.it. Inevitabile un riferimento al gesto di lealtà sportiva consegnato alla storia nella gara d’andata in un incontro che ha anche coinvolto temi quali la sua esperienza sullo Stretto, la retrocessione della Reggina ed il campionato in corso.
(INTERVISTA ESCLUSIVA)
Sabato, il suo ritorno al Granillo. Uno stadio che non le ha portato particolare fortuna: dalla tripletta di Pandev che condannò la Reggina con la Lazio alla stoccata di Marcolini del Chievo nella gara che portò al suo esonero dopo un solo mese di lavoro. Quanto, in quaranta giorni, un tecnico ha la possibilità di trasmettere la propria impronta ad una squadra?
Credo sia molto difficile trasmettere un’identità alla squadra in un periodo così breve, a maggior ragione perchè, per il tipo di impostazione che do alle mie squadre, ho bisogno di tempo. Seppure a mio modo di vedere avevamo imboccato la strada giusta, le prestazioni erano confortanti: un po’ meno con la Lazio magari, ma avevamo pareggiato a Cagliari, a Siena meritavamo il pari, e con il Chievo avevamo giocato in 10 praticamente tutta la gara, c’erano stati negati due rigori solari e siamo stati puniti ben oltre il 90′: peccato.
Mister, dalle sue parole sembra trasparire un grande rammarico, la delusione è ancora viva?
Il rimpianto nasce dal grande rapporto che s’era creato con lo spogliatoio, da quel clima di stima e fiducia reciproca che respiravamo. Secondo me, alla fine, ci saremmo salvati. Ne sono convinto anche alla luce del finale di stagione delle altre squadre pericolanti, c’erano i margini per la nostra rimonta. Ci credevo allora e ci credo tuttora, la mia esperienza di Ascoli rafforza questa idea. Quando sono arrivato qui eravamo terzultimi e nelle prime tre giornate abbiamo faticato tantissimo poi, però, siamo usciti alla grande.
Ad Ascoli si sta prendendo una bella rivincita dimostrando, ancora una volta, la bontà del suo lavoro. 51 punti e salvezza in cassaforte con abbondantissimo anticipo, 50 reti per il sesto miglior attacco della categoria: se l’aspettava?
Sinceramente no, la nostra posizione quando sono subentrato era complicatissima. Terzultimo posto, morale a terra, pochissimi punti. Ne siamo usciti con la cultura del lavoro, con l’aiuto di questi ragazzi straordinari e con il sostegno della società . Ma non voglio parlare di rivincite, ho una cerrta età ormai (ride, ndr), sono semplicemente orgoglioso di quanto stiamo facendo.
Antenucci sta scalando la classifica marcatori con ben 22 centri stagionali: cosa l’ha favorevolmente impressionata del suo bomber?
Ha una straordinaria voglia d’imparare, spirito di sacrificio ed umiltà . A queste doti, poi, accompagna qualità tecniche di grande livello, capacità nell’attaccare la profondità ed una padronanza sotto porta davvero importante: se ha un’occasione non sbaglia. Purtroppo è da noi in prestito (è di proprietà del Catania, ndr) ma se la Reggina avesse intenzione di vincere il campionato l’anno prossimo è un giocatore che le consiglierei…
Una stagione, se possibile, ancor più travagliata di quella precedente per la Reggina. Sorpreso?
Come potrei non esserlo? Guardando ad inizio stagione alla levatura del tecnico ed al parco giocatori pensavo alla Reggina come alla grande favorita. L’organico della Reggina è di livello ma quando parti male la Serie B non perdona e rialzarsi è complicatissimo. Detto questo, gli amaranto raggiungeranno la salvezza potendo contare su giocatori come Tedesco, Vigiani per non parlare di Brienza, calciatore ed uomo eccezionale, e Carmona, uno che a mio avviso può figurare ad ottimi livelli nella massima serie.
Ascoli-Reggina. Pagano si invola indisturbato verso la porta bianconera e deposita in rete. Splendida pagina di vero fairplay scritta al Del Duca di Ascoli e firmata dalla signorilità di Bepi Pillon,.Resta l’orgoglio per quel gesto oppure è più forte la frustrazione perché il valore di quel momento non sia stato compreso fino in fondo?
Preferisco vederlo come un gesto semplice, nato dal fatto che lo sentivo doveroso: ho soltanto ritenuto fosse la cosa più giusta da fare. Non tutti possono esser d’accordo e non pretendo certo questo ma posso fare l’esempio di Ascoli dove, dopo la contestazione iniziale anche chi non ha inizialmente condiviso adesso apprezza quel momento di sport.
Concetti come fairplay e cultura sportiva, in Italia, rischiano di rislulare, paradossalmente, ridondanti e vagamente qualunquisti. Come s’è arrivati a questa situazione e, secondo lei, ci sono i margini, anche nel lungo periodo, per istruire allo sport il Paese?
Bisogna ripartire dal basso, non è semplice retorica. C’è bisogno di un’educazione sportiva che dev’esser trasmessa dalla famiglia così come da chi allena nei settori giovanili. Sono necessari validi esempi, come quelli trasmessi da uomini come Maldini e Del Piero ad esempio, che indirizzino al rispetto delle regole ed agli equilibri di spogliatoio. Anche i media, poi, influiscono cavalcando più la cultura dell’audience, alimentando polemiche che certamente fanno vendere di più rispetto ai toni pacati.
Per concludere mister, si aspetta un segnale, un gesto, in occasione del suo ritorno a Reggio dopo quanto successo pochi mesi fa?
Mi creda, non mi aspetto assolutamente nulla: voglio solo che sia una bella partita e che la gente si diverta. Per certi versi, mi sento di aggiungere, è anche giusto non ci sia nulla: i protagonisti non siamo noi ma il pallone ed i calciatori.
Gianpiero Versace
Commenti