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RNP – L’ALLENATORE DELLA SETTIMANA: Roberto Crea (Audax Ravagnese)

RNP – L’ALLENATORE DELLA SETTIMANA: Roberto Crea (Audax Ravagnese)
Dilettanti
03/02/2016 16:16 | A cura di Domenico Geria
ReggioNelPallone.it premia settimanalmente il miglior allenatore del calcio dilettantistico reggino. Questa settimana vince Roberto Crea, tecnico dell'Audax Ravagnese

Un riconoscimento a chi esalta lo spettacolo del calcio dilettantistico. Settimanalmente ReggioNelPallone.it – giornale sportivo online più letto in Calabria – premia il miglior allenatore nell’ambito del panorama dilettantistico reggino. Un premio destinato al tecnico di una squadra che si è distinta per una importante vittoria, una grande prestazione o un gesto particolarmente meritorio.

L’ALLENATORE DELLA SETTIMANA (1^ CATEGORIA – 2^ CATEGORIA – 3^ CATEGORIA) DI RNP E’ ROBERTO CREA

Dopo un inizio campionato un po’ difficoltoso, l’Audax Ravagnese ha ripreso a marciare ad un ritmo da zona playoff, recuperando terreno dalle squadre che la precedono in classifica. Dopo la delusione per il playoff perso lo scorso anno contro il Rhegium, la voglia di rivalsa pesava inizialmente come un macigno su questa squadra, brava comunque a reagire con carattere e riappropriarsi adesso del quinto posto. Obiettivo riuscito grazie ad un colpo a sorpresa: 2-1 in casa dell’Atletico Catona capolista. Gran parte dei meriti per la ritrovata fiducia nei propri mezzi e una rinnovata determinazione vanno certamente al mister, Roberto Crea, uomo d’esperienza e di carattere che ha saputo riportare la squadra sulla retta via. Roberto Crea è l’allenatore della settimana di RNP.

Mister Crea, cominciamo dalla fine, da quest’ultima partita che ha consacrato la rinascita dell’Audax. Ci racconti come hai vissuto la partita contro l’Atletico Catona.

Abbiamo affrontato una gran bella squadra, l’Atletico Catona non si trova in testa per caso; è stata una partita agonisticamente accesa ma non cattiva, c’è stato massimo rispetto in campo tra le due squadre. Si è giocato a ritmi sostenuti, un confronto tecnico e tattico molto equilibrato in cui entrambe le squadre hanno dato il massimo, affrontandosi a viso aperto e offrendo un grande spettacolo. Una bella partita aperta a qualsiasi risultato, in cui alla fine siamo riusciti a prevalere perché abbiamo utilizzato quel pizzico di cinismo necessario in certi casi per fare la differenza, mentre loro hanno anche fallito un calcio di rigore.

Con questa vittoria siete rientrati in zona playoff, ma a inizio stagione avete incontrato qualche difficoltà: come ti spieghi quella ‘falsa partenza’?

Probabilmente le nostre difficoltà iniziali sono state di natura mentale: con la testa siamo rimasti allo scorso 3 maggio, il playoff perso contro il Rhegium che ancora ci faceva male; vivevamo ancora del ricordo di quella sfida. Probabilmente ho la mia parte di colpe: avrei dovuto essere io a intuire che la squadra risentiva del mancato salto di categoria, cercando così di compattarli e stimolarli. Nonostante i risultati non arrivassero, uscivamo dai campi con i complimenti degli avversari perché comunque si giocava bene e non si raccoglieva quanto meritato. Il fatto di guardare la classifica ad un certo punto e ritrovarsi terzultimi ha risvegliato il nostro orgoglio e la nostra fame di vittorie; da quel momento è iniziata la nostra rinascita. Non eravamo brocchi prima e non siamo fenomeni adesso, faremo del nostro meglio per arrivare più lontano possibile, fermo restando che il nostro primo obiettivo è quello di divertirci. Rispetto allo scorso anno, il livello delle squadre si è alzato, sono tutte avversarie molto forti e sarà difficile riconfermarci, ma ci proveremo comunque. Andiamo avanti con i piedi di piombo, ma sarebbe davvero meraviglioso poter giocare di nuovo i playoff, magari stavolta vincendoli. Ci tengo però a sottolineare come il merito sia solo in piccola parte mio: la squadra e la società sono i veri e propri artefici di questa rinascita.

Sei un tecnico giovane che ha già numerosi anni d’esperienza sulle spalle; raccontaci il tuo cammino professionale.

Ho il patentino da allenatore dal 2008, la mia prima esperienza è stata nel settore giovanile della Gallicese; lì ebbi l’onore di conoscere mister Russo che mi portò anche a sedermi sulla panchina della Prima Squadra. Dopo due anni alla Gallicese ne feci altrettanti nel settore giovanile dell’Hinterreggio sostituendo un grande tecnico quale Gianni Mazzella. Poi passai a guidare la Juniores del Bocale: fu un’esperienza significativa, in cui feci anche il mio esordio da allenatore in Eccellenza quando avvenne il cambio tra Carella e Pasculli, e in seguito quando dovetti sostituire Lo Gatto per squalifica. Prima di questi due anni all’Audax Ravagnese ho guidato anche il San Gaetano Catanoso.

I tuoi metodi di allenamento e di ‘insegnamento’ del calcio sono ispirati a qualche tuo precedente allenatore, oppure sono frutto della tua esperienza sul campo?

Dai molti allenatori che ho avuto in carriera o con cui ho collaborato ho cercato di prendere il meglio di ciò che potevano insegnare, ma anche il peggio: vedere, da calciatore, gli errori che un allenatore commetteva, mi hanno portato a saper riconoscere gli sbagli da non compiere a mia volta, cercando di immedesimarmi il più possibile nei miei ragazzi. Dal punto di vista tattico cerco di studiare e tenermi sempre aggiornato: il calcio è in continua evoluzione ed è bene tenersi al passo per non rimanere indietro.

Il tuo cammino da calciatore, il tuo percorso di crescita sportiva e i ricordi più belli di quel periodo.

Ho vissuto anni fantastici giocando nel settore giovanile della Reggina; all’epoca ero molto amico con Simone Perrotta, eravamo sempre insieme, giravamo per la città in motorino ed era un periodo fantastico. Poi le nostre strade si sono separate, mi ha fatto molto piacere che sia riuscito ad avere una carriera così splendida tanto da diventare campione del mondo nel 2006. Come tanti altri, anch’io ho indossato da ragazzino la maglia dell’Armando Segato; dopo la Reggina militai nell’Enotria Santa Caterina, feci la preparazione con la Villese in serie D, poi alla Nuova Melito. Una splendida esperienza fu quella con il San Roberto in cui riuscimmo a fare il salto in Prima Categoria; anni indimenticabili sono anche quelli in cui ho indossato la maglia del Bar Amaranto di Santo Romeo, in cui ho avuto anche il piacere di ricevere la fascia di capitano.

Quali sono sogni, speranze e ambizioni, sia nel calcio che nella vita di tutti i giorni?

Nel calcio quello che vorrei è migliorarmi giorno per giorno, riuscire ad essere sempre preparato e pronto per ciò che arriverà. Nella vita di tutti i giorni, quello che voglio è poter dare sempre di più alla mia famiglia, sono il bene più prezioso che ho e il mio unico desiderio è rendere felici loro donandogli ogni giorno sempre amore e serenità.

Un ultimo pensiero da parte del mister è rivolto a Mimmo Papalia, magazziniere del Ravagnese, scomparso in questi giorni: “Sono vicino alla famiglia di Mimmo Papalia e alla società Ravagnese Calcio per questo inatteso lutto che ha sconvolto tutti noi.”

Domenico Geria
Collaboratore di ReggioNelPallone.it

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