(INTERVISTA ESCLUSIVA RNP)
E’ nato a Torino quarantanove anni fa, fin da bambino tifoso granata, cresciuto calcisticamente nelle giovanili del club piemontese ne è poi diventato allenatore. Con il Toro ha conquistato una promozione in A nel 2001 ed una qualificazione all’Intertoto. Passa alla Reggina nella stagione 2003-2004, ma in riva allo Stretto c’era già stato da calciatore, ed ottiene una sofferta quanto importante salvezza. E’ Giancarlo Camolese, nessuno meglio di lui avrebbe potuto parlarci di Reggina – Toro.
Domenica, ore 12.30, Reggina –Toro. Una sfida che immaginiamo possa suscitare parecchie suggestioni in lei.
Naturale che sia così, sono due società che ho avuto il piacere e l’onore di allenare, due piazze importantissime con le quali ho raccolto grandi soddisfazioni ed evocano altrettanti ricordi.
Ricordi appunto: qual’è la prima immagine, la più significativa, che le esperienze di Reggio e Torino le richiamano alla mente?
Ho allenato per parecchi anni il Toro, le soddisfazioni sono state tante ma tra tutte scelgo la vittoria del campionato di B con il record di punti, fantastico. Per quanto riguarda la Reggina dico la gara con il Milan e quella salvezza bellissima nel tripudio del Granillo: quella era una A con meno squadre e più retrocessioni, una bella impresa. Del resto, l’ho sempre detto: non c’è niente di più bello, per me, di allenare le squadre dove ho avuto esperienze da calciatore.
Destini relativamente paralleli per Reggina e Torino: erano le due grandi favorite del campionato, sembravano non dover avere rivali, eppure hanno dovuto farsi strada tra mille difficoltà . Anche lei vedeva nelle sue due ex squadre le maggiori accreditate per il successo finale?
Assolutamente sì ed aggiungo, inoltre, che la Reggina mi piaceva ancor più del Toro. Vedevo negli amaranto una squadra costruita con assoluta sapienza: un perfetto mix di esperienza e qualità condito dai giovani venuti fuori dal vivaio, ero convinto potesse esser una soluzione vincente.
Cos’ha frenato, allora, la marcia della Reggina?
Me lo chiedo anch’io. E’ difficile giudicare dall’esterno, questa è una domanda alla quale può rispondere solo chi vive dall’interno questa situazione così complessa. Tutto quello che posso dire è che vedere la Reggina in quella posizione è strano ed anche parecchio amaro.
Nel suo curriculum c’è una splendida salvezza raggiunta, con orgoglio e tra mille difficoltà , sullo Stretto. Una situazione piuttosto simile, aldilà della categoria, a quella che gli amaranto stanno vivendo in questo momento. A cosa dovrà fare appello, dunque, la Reggina per salvarsi e quante sono, al momento, le chance che ha di mantenere la categoria?
Dovrà far appello alla sua gente, giocare nella contestazione non è mai facile, la serenità nel calcio porta punti. Quel che sarà più importante, però, sarà dimenticare il passato e non vivere con il rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato: c’è una categoria da mantenere adesso, per valutare tutto il resto ci sarà tempo. Se si riuscirà in questo le probabilità non potranno che esser altissime.
L’ultimo turno è stato particolarmente positivo per le due squadre: il Toro ha riagganciato il treno playoff, la Reggina è andata addirittura a vincere ad Ancona, una bella iniezione di fiducia per entrambe: sotto l’aspetto tattico dove si deciderà la partita di domenica?
Come tasso tecnico è probabilmente la partita del campionato cadetto dai valori più alti, in campo ci saranno giocatori di assoluto valore. Dico Bianchi per il Toro: parlavamo spesso l’anno scorso dell’esperienza a Reggio e so quanto Rolando sia legato alla Reggina ed a tutti i ricordi in maglia amaranto che porterà dentro per tutta la vita, avrà una voglia matta di farsi apprezzare. Nella Reggina poi c’è Brienza, un giocatore di livello assoluto, vero e proprio lusso per la categoria: ha colpi davvero unici.
E’ passato qualche anno dalla sua esperienza a Reggio, non troppi però per aver dimenticato quest’ambiente e non troppo pochi per non aver notato alcune differenze rispetto alla Reggina degli anni d’oro. Cosa s’è rotto secondo lei in quel meraviglioso meccanismo che aveva imposto la Reggina nell’Olimpo del calcio nazionale?
Beh, il caso di Reggio in realtà non fa eccezione: in Italia c’è stato un allontanamento dagli stadi abbastanza omogeneo, in questo momento sembra esserci meno entusiasmo praticamente dappertutto. Analizzando il caso specifico credo che sia dovuto al fatto che la Reggina ha fatto per parecchi anni la A raccogliendo tanti successi, il pubblico s’è assuefatto ad un traguardo che, invece, rimaneva storico.
Per concludere mister, una risposta schietta: crede sia possibile ipotizzare un ritorno della Reggina a breve ai massimi livelli?
Non posso che risponderle di sì. So quanto e come lavora Foti, il presidente è un’assoluta garanzia: conosce alla perfezione l’ambiente e, non è una frase fatta, è davvero il primo tifoso della squadra. Sono convinto che mantenendo la categoria si possa programmare al meglio la prossima stagione ed allestire una squadra che possa far molto bene. Non manca nulla per restituire entusiasmo ad una piazza che è pronta, dopo qualche anno difficile, a ricominciare a sognare ed apprezzare fino in fondo le vittorie.
Gianpiero Versace
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