Sette punti in otto gare, prestazioni allarmanti e divergenza di obiettivi tra società e staff tecnico. Quello dell’Asd Reggio Calabria, non è certo l’inizio che ci si aspettava. Anzi, per dirla tutta, è un inizio da incubo. A rimarcare le evidenti ed oggettive difficoltà , l’articolo uscito questa mattina a firma del collega Nuccio Zuccalà , il quale non ha usato troppi giri di parole intorno all’attuale crisi degli amaranto.
“Seguendo la squadra di Cozza contro il Marsala– si legge sulle colonne della Gazzetta del Sud– siamo stati assaliti da sentimenti di profonda tristezza. Sospettavamo che gli amaranto versassero ormai in una condizione di grave inefficienza; però non fino a questo punto. Purtroppo abbiamo osservato un collettivo senza capo né coda, che ha rischiato di farsi male e di collezionare la sesta sconfitta in otto giornate. Un capolavoro alla rovescia che getta un’ombra di inutilità persino sul generoso slancio di un gruppo di imprenditori che quest’estate hanno impedito, con sacrifici, la morte del calcio a Reggio, dopo i clamorosi disastri della Reggina 1986“.
Ed è proprio in merito a quest’ultimo punto, che si leva un ‘sinistro interrogativo’. “Non c’è dubbio che Reggio non meriti di dibattersi in una crisi del genere– prosegue Zuccalà -. Viene da chiedersi se dopo il fallimento della Reggina 1986 la sconfortante realtà agonistica attuale giovi ad una vetrina che rispecchi storia e tradizioni di Reggio. E ci si pone addirittura l’inquietante, amletico dubbio se non fosse stato meglio concedersi un anno sabbatico per gettare basi più solide di un club con più accattivanti orizzonti. Ribadiamo che senza Mimmo Praticò, Fortunato Martino e i loro amici imprenditori, oggi non si parlerebbe di calcio amaranto. E dunque si è trattato di una lodevolissima assunzione di responsabilità ed impegno economico. Che fare però oggi? Si può correre ai ripari? Obiettivamente non sappiamo in che misura…“.
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