Come da titolo. “Qui si fa la Reggina o si muore”, traslare l’espressione garibaldina, agganciandola al momento vissuto dalla società amaranto è quanto mai opportuno.
Il silenzio di queste settimane non ci conforta. La speranza e la fiducia sono riposte nell’estremo tentativo di alcuni imprenditori locali che, guidati dall’instancabile romantico Mimmo Praticò, stanno cercando di compiere l’ennesimo sacrificio utile alla causa.
Pochi giorni ancora. Lo ripetiamo signori, qui si fa la Reggina o si muore. Si muore tutti insieme, non muore solo Lillo Foti sulle cui responsabilità gestionali – estremamente evidenti – appare superfluo dibattere ulteriormente in questa sede.
Qui strade alternative non ce ne stanno più. O la Reggina esce da questa agonia, o da qui a breve entrerà in un coma profondo. Ecco perché, oggi più che mai, questa latitanza di comunicazione da parte dei vertici societari e non solo, appare quantomeno discutibile nei confronti dei tifosi in primis. Ciò che emerge con chiarezza non è solo lo stato di angoscia vissuto dalla tifoseria quotidianamente, alla spasmodica ricerca di un qualche minimo spiffero, anche fosse un semplice “stiamo bene” “stiamo male”, ma ancor di più una confusione palpabile e lapalissiana che aggroviglia ormai tutto il mondo Reggina.
In questo quadro allarmante, nel calendario è segnata anche la data di dopodomani, 8 luglio, in cui è fissata l’udienza presso il tribunale di Reggio Calabria, relativa alla richiesta di fallimento avanzata da Unicredit. E’ molto probabile che l’orizzonte amaranto venga spostato oltre con un rinvio della discussione al prossimo agosto se non addirittura a settembre. La data decisiva per le sorti della Reggina dunque resterà con ogni probabilità quella del prossimo 14 luglio, termine ultimo per l’iscrizione.
E’ una confusione che, inevitabilmente, influisce su una pseudo programmazione ormai inesistente da alcuni anni. D’altronde – e chi può provare il contrario lo dica – qui l’unico che negli ultimi mesi ha presentato un piano triennale di investimenti e obiettivi è stato il signor Scali, venuto dall’Australia con l’intento di aiutare una barca alla deriva con idee e management innovativi.
Persa questa (almeno per il momento…) questa occasione, è dunque obbligatorio che chiunque possa riservare un futuro roseo a questa società (e quindi a questa città), si faccia avanti mettendoci nome, cognome, volto e programmazione. Perché d’accordo, l’obiettivo imminente è quello di salvare la squadra ed iscriverla al prossimo campionato, ma questo – se si riuscisse – potrebbe rappresentare solo una vittoria di Pirro se poi, già nei mesi immediatamente successivi, si ritornasse a parlare di liquidità zero, di contributi non versati e di stipendi da pagare.
Sarebbe una modalità ormai non più digeribile di alimentare il malato con le macchine dell’ossigeno, spegnendo definitivamente quel minimo di speranza e di passione che questa tifoseria ha ritrovato dinanzi ad una salvezza insperata e miracolosa (ottenuta in un derby orgasmico che ha acuito la voglia di Reggina in città) .
La corsa contro il tempo, deve portare ad una vittoria che sia propedeutica ad una rinascita, non ad orizzonti poco schiariti e pieni di nubi. E se le cose da qui al 14 luglio dovessero andare male, che sia il Sindaco, in prima persona, a guidare la ripresa sportiva e calcistica della nostra città…
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