Un amarcord dal gusto speciale, che riporta con la mente al 13 Giugno del 1999, quando la Reggina sbancò Torino all’ultima giornata della serie cadetta, conquistando la serie A per la prima volta nella sua storia. Oggi il momento della Reggina è difficile, in attesa di buone nuove dalle trattative per la cessione del club. Quello odierno, a prescindere da tutto, resta un giorno storico per ogni tifoso amaranto.
Buon 13 giugno a tutti voi.
Questo l’articolo con il quale ReggioNelPallone.it riviveva quel giorno. Pubblicato anni fa, resta ancora attuale. A corredo, il video che racconta il successo di Torino e la prima Serie A.
Di Gianpiero Versace – Non c’è sensazione più sublime, per un uomo, del vedere i propri sogni intrecciarsi con la realtà. Ci sono date, ci sono luoghi, ci sono nomi che evocano emozioni. Sensazioni che con il passare degli anni diventano ricordi, talvolta sfumati d’una sana, profonda, dolcissima malinconia. 13 Giugno 1999, Stadio Delle Alpi, Francesco Cozza, Tonino Martino. Per chi vive Reggio, per chi ama la Reggina, aggiungere altro sarebbe superfluo. In queste poche parole un’intera città ha scoperto la sostanza dei sogni.
Era la Reggina di Foti, Martino e Iacopino. Una rustica triade in salsa amaranto, affamata e competente, umile ma ambiziosa, realista eppure convinta che anche in questo spicchio di Calabria adagiato sullo Stretto fosse possibile fare Grande calcio. Pressoché una follia allora, un teorema felicemente dimostrato oggi. Era la Reggina dei gradoni d’un Comunale che lasciavano il posto agli spalti d’un Granillo in costruzione omaggiandoli del loro carico di storia. Magari provinciale, certamente genuina ed indelebile. Era la Reggina del calcio spettacolare sciorinato da quell’indimenticabile orchestra diretta da Gustinetti e del pragmatismo di Bolchi, con i suoi pareggi casalinghi e le sue imprese in trasferta. Era la Reggina di Poli e Giacchetta, di Pinciarelli e Martino, di Cozza e Firmani, di un implacabile Fabio Artico ed un fuoriclasse chiamatoPossanzini. Quella era, essenzialmente, la Reggina di tutti, perché nel citarne qualcuno s’ha il timore di dimenticarne un altro altrettanto importante, indispensabile nella riuscita d’un progetto che era la testimonianza d’una comunione d’intenti, d’una simbiosi con il territorio esemplare.
In quel giorno d’inizio estate, l’amaranto si fondeva nel granata dipingendo la festa degli spalti del Delle Alpi. Un Torino già promosso abbracciava il pellegrinaggio di ventimila reggini increduli, incitava l’entusiasmo di un’intera città che vedeva il proprio traguardo. Chiunque, presente al Delle Alpi, incantato da un televisore in Calabria, incollato ad una radio chissà dove, sapeva che quel giorno si sarebbe fatta “La Storia”. Il fischio d’inizio del signor Bettin servì a spezzare l’ipnosi, iniziavano 90’ attesi per 86 lunghissimi anni.
Il campo parlò in tre episodi. Il primo tempo è spezzato da un calcio di rigore. Il tuffo alla propria destra non serve a Pastine per evitare la trasformazione: è Ciccio Cozza, dagli undici metri, a depositare in rete con un piattone che accende l’entusiasmo amaranto. Partita chiusa e promozione acquisita? Nient’affatto. L’incornata di Ferrante nella ripresa manda in frantumi l’illusione. Il pari del Toro scaccia la Reggina in B, sorpassata dal Pescara vittorioso sul Brescia. Gelo sulle tribune del Delle Alpi a dispetto d’un pomeriggio afoso che faceva da prologo alla “bella stagione” incombente. La Reggina è ferma ad un passo dal successo, il timore di dover assistere ancora una volta all’umiliante sgretolarsi delle proprie speranze s’impadronisce dei cuori amaranto. Un verdetto che sarebbe crudele, inaccettabile per Possanzini che legge bene una verticalizzazione e spalanca la difesa granata. L’uscita disperata del portiere sembra spegnere gli entusiasmi ma un tacco, improvviso e geniale, innesca Tonino Martino che sbatte la palla in rete. Un tuono.
Il boato è trasversale. Scuote l’intera penisola, dalla perla dello Stretto alla città della Mole. Nasce dalle viscere del Meridione e rincorre chi quella terra ha dovuto lasciarla e adesso, su un campo da gioco, rivendica il proprio riscatto. Corre Tonino Martino, piange e le sue lacrime si sciolgono in quelle di chi ha atteso per tutta la vita quel momento, custodendo con gelosia quel sogno che ora sa, questa volta, nessuno potrà portargli via. Vince la Reggina, che nel 2000 siederà al tavolo delle grandi, da parigrado, guardando in faccia una realtà che sembrava non dover arrivare mai. Vince Reggio, forse mai unita come in quel giorno, che inizia una nuova entusiasmante storia sportiva ed esige l’opportunità di riscatto sociale a lungo attesa.
Quella Reggina non esiste più. Eppure resta una storia sportiva esaltante che sarà impossibile oscurare. Quella Reggina vive. Pulsa in chiunque l’abbia vissuta ed abbia il privilegio di poterla raccontare.
Del resto, appunto, il passato nient’altro è che una traccia depositata in fondo all’anima, attende paziente una spolverata che, come una carezza, la riporti viva ridicolizzando il tempo.
Il video, tratto da youtube, che racconta quella giornata storica:
Commenti