Una settimana dopo, il derby sembra finito da pochi minuti. Se sulla sponda calabrese lo spareggio dello Stretto verrà ricordato come una delle pagine più belle di un già glorioso percorso sportivo, su quella siciliana il doppio k.o. e la conseguente retrocessione tra le mura amiche per mano – ancora una volta – dei più acerrimi rivali è già stato etichettato da molti come il momento più nero della storia del Messina.
Ad oggi i peloritani, salvo ripescaggi, dovrebbero ripartire dai dilettanti. Campi polverosi già calpestati per anni in un passato anche recente, un tunnel dal quale il Messina sembrava esser venuto fuori. Il capitano e uomo simbolo, Giorgio Corona, parla alla Gazzetta del Sud dopo la debacle del San Filippo e con l’onestà intellettuale che gli va riconosciuta analizza ciò che è accaduto.
“C’è da chiedere scusa ai tifosi, alla città , alla società e a noi stessi. Sono mortificato, fatico ancora a prendere sonno dopo quanto accaduto. Abbiamo meritato di retrocedere“. Inizia così la sua intervista. Dopo la vittoria amaranto a Reggio Calabria il Messina era chiamato ad una partita d’attacco. “Nella sfida di ritorno non riuscivamo ad entrare nella loro area, non abbiamo reagito nel modo giusto alla sconfitta del Granillo – spiega Corona – il tempo scorreva e la paura subentrava in noi: è lì che abbiamo perso la partita, prima ancora del gol della Reggina che ha posto fine alle nostre speranze“.
Certo, però, quel gol è destinato a restare per sempre nella memoria di tutti i tifosi di entrambe le squadre ed anche dei protagonisti in campo. Corona stesso lo racconta così. “C’è un momento che mi resterà sempre impresso in mente: quel pallone colpito da Balistreri ed il boato dei tifosi reggini. Voltarmi e guardare la disperazione dei nostri sostenitori è stato terribile“.
Sarebbe cambiato qualcosa con un altro avversario? Questa la domanda che gli viene posta dal collega della Gazzetta del Sud. Corona non ha dubbi. “Sicuramente sì. Non vuole essere un alibi, non dobbiamo averne – precisa – ma contro Ischia o Savoia sarebbe stato diverso, non avremmo avuto questa enorme pressione. Non siamo riusciti a sopportarla. Avevamo preparato un altro tipo di playout credendo di affrontare il Savoia e ci siamo ritrovati in una situazione imprevista“.
Glissa, invece, sul nervoso rientro nel tunnel all’intervallo. “Cose di calcio. Qualche insulto, qualche spinta, niente di più finisce lì. Rientrati negli spogliatoi ci siamo guardati negli occhi in vista dei successivi 45′, non è bastato“.
Senza mezzi termini, Giorgio Corona non assolve nessuno. “Abbiamo fatto pena, tutti dal primo all’ultimo. Provo ancora vergogna a pensare a come siamo retrocessi: in casa, davanti al nostro pubblico, nella partita più sentita. E’ una macchia che non andrà più via, come un tatuaggio“. Il futuro? Non c’è garanzia. “Non ho ancora deciso se smettere, mi dispiacerebbe finire così. Adesso speriamo nel ripescaggio, Messina non merita l’onta della Serie D“.
Commenti