Quando il 19 Aprile scorso, dopo l’ennesima delusione arrivata col pareggio casalingo contro il Savoia, il presidente Foti decise per l’esonero di Alberti chiamando Giacomo Tedesco a guidare la squadra amaranto, ai più sembrò l’ultimo colpo di cosa di una società ormai giunta al capolinea peraltro senza benzina e i commenti più benevoli sostenevano che si trattasse di una prova generale per il prossimo campionato di serie D che la Reggina avrebbe dovuto disputare, sempre che la scure del fallimento non avesse cancellato i colori amaranto dalla mappa del calcio.
Lui, Giacomo Tedesco, stava guidando la squadra berretti in piena lotta per i play off e, alla chiamata del presidente, rispose senza esitazioni pur sapendo che, accettando un simile incarico, avrebbe avuto tanto da perdere. Le sue parole di inizio mandato sembrarono classiche dichiarazioni di circostanza: “Ci proveremo fino in fondo”. Dopo la sconfitta di Foggia, in cui la Reggina espresse comunque gioco e carattere mettendo i brividi ad una squadra che fu a lungo impegnata in zona play off, l’attenzione, più che ai due match successivi contro Catanzaro e Martina, è passata a ciò che avveniva fuori dal campo, alle partite Panuccio – Palazzi, con il legale amaranto protagonista assoluto di storiche vittorie. Intanto Giacomo lavorava sul gruppo, teneva alta la tensione di una squadra che forse ormai non ci credeva più, toccava le corde giuste per far venire fuori quella rabbia e quella convinzione che hanno fatto di lui un calciatore molto apprezzato in tutte le piazze in cui ha militato.
Crederci nell’attesa di un giudizio che avrebbe potuto spazzare via ogni speranza non è stato facile, ma il mister ha lavorato in silenzio in campo e nello spogliatoio: lui il derby col Messina lo ha preparato come se avesse la certezza di poterlo giocare, minuziosamente; avrà rivisto quei dvd dei due derby persi chissà quante volte quasi con un pizzico di autolesionismo e, quando è arrivata la notizia che il derby ci sarebbe stato, ha guardato negli occhi uno per uno i suoi ragazzi trasmettendogli tutta la sua energia e chissà, forse come nei film di Rocky, avrà anche incollato nel muro dello spogliatoio del S.Agata quella foto dei giocatori del Messina esultanti col tabellone in mano che segnava beffardo 4-1.
Giacomo è riuscito non solo a vincere due derby ed ottenere una salvezza che ha dell’incredibile, ma ha compiuto un’impresa ben più grande: creare un gruppo dalle ceneri, convincere i suoi giocatori che avrebbero potuto e dovuto cambiare l’epilogo di una storia fino ad un mese fa colma solo di delusioni. Oggi quel sì detto a Foti che fece sorridere ironicamente tanti benpensanti è diventato il simbolo di un riscatto, di una rivincita e Giacomo potrebbe essere il primo tassello da cui ripartire; in fondo la riconferma se l’è conquistata sul campo e sulle tribune del San Filippo con quella corsa sfrenata per abbracciare il suo popolo: il magnifico popolo amaranto!
Ugo La Camera
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