No, non succede tutti i giorni. Neppure spesso. Anche considerarlo un evento raro sarebbe un azzardo. Messina-Reggina, questo Messina-Reggina, è adesso e quasi certamente, così, non accadrà mai più.
“Eh, ma si gioca per non retrocedere tra i dilettanti. I derby della Serie A, vuoi mettere…?”
“Sì, ma i derby a cavallo tra anni ’80 e anni ’90, quello era il calcio…”
Tutto vero, sia chiaro.
Ci sarebbero decine di obiezioni possibili, tutte legittime. Altrettante considerazioni da fare, validissime. Una precisazione è d’obbligo. A nostro avviso non è possibile paragonare gare di epoche, stagioni, categorie diverse. A maggior ragione se “le gare” in questione sono derby. Ognuno, a suo modo, si incasella in una pagina di storia e contribuisce a scriverla. Indirizzandola, spesso. Resta lì, a dispetto del tempo e recita il suo verdetto.
Non è il derby più importante della storia. Non è meno importante di nessun’altro. Paradosso possibile per questo Messina-Reggina che è già un romanzo.
In palio, apparentemente, ci sarebbe “solo” una salvezza in Lega Pro. Questa considerazione, perdonateci la presunzione, potrebbe farla solo chi non ha – mai in vita sua, neppure per un attimo – respirato l’aria dello Stretto. Figuriamoci chi in un lembo di terra adagiato su uno specchio d’acqua incantato, sottovalutato, bistrattato ha le proprie, fiere radici.
Messina-Reggina, Reggina-Messina è più forte perfino di una frase che troppo spesso suona vuotamente retorica: è un derby senza tempo e senza categoria.
E’ il confronto sportivo, che diventa sociale, tra due grandi città che del privilegio di fissarsi da secoli dalle sponde opposte fanno una condanna. Si osservano, immobili e guardinghe, fiere ed orgogliose. Facendo finta di non accorgersi che nessun’altra coppia di città in Italia abbia un tale numero di elementi comuni, esaltano invece le lievi differenze, esibendole come vessillo di (presunta) superiorità sull’eterno rivale. Ma le parole restano tali, l’unico oggettivo metro di giudizio per determinare il sopravvento di una sponda sull’altra è da ormai quasi un secolo il calcio, il campo. Il Comunale ed il Celeste un tempo, oggi il Granillo ed il San Filippo. Un gol in più o in meno scatena esaltazione e disperazione popolare raggiungendo volumi che nient’altro, a qualsiasi livello, è in grado di garantire.
Questa volta è uno spareggio.
Alle porte degli amaranto, condotti a questa gara dalla più travagliata stagione dei propri primi 101 anni di vita, bussa il destino. Per loro è già stato scritto un copione antologico.
Sarà l’ultima partita di Emanuele Belardi, che vedrà calare il sipario sulla sua preziosa carriera con la stessa maglia con la quale l’ha iniziata, disputando una delle partite più importanti di sempre. Probabilmente, l’augurio è che possa ripensarci, chiuderà anche un’altra colonna amaranto, il capitano Bruno Cirillo. Di Michele si interroga sul suo futuro. Foti stesso, oltre ogni ragionevole dubbio, assisterà all’ultima partita da presidente della Reggina. Va in soffitta un’era. La più vincente e discussa che questa maglia ricordi.
Bussa, dicevamo, il destino. Attende gli amaranto tenendo il copione tra le mani, porgendo loro una penna. Ci sono opportunità che nella vita capitano solo una volta. Avere l’inchiostro per poter tracciare l’epilogo è una di queste. A loro la responsabilità dell’ultimo atto di questo romanzo, padroni del proprio destino.
A testa alta, a Messina, per loro stessi. Per una città che pulsa, freme. Per chi, a vario titolo, non potrà esser lì, al San Filippo, accanto a loro. Per scoprire cosa voglia dire trionfare a Reggio, con la maglia della Reggina sudata con onore sul petto. Per incarnare lo spirito di una città e passare alla storia come la squadra che vinse il playout con il Messina.
Tra qualche anno, quando le due eterne rivali si ritroveranno ancora faccia a faccia, certamente qualcuno dirà . “Sì, questo derby… ma quando giocammo lo spareggio con il Messina, vuoi mettere?”.
Vivere questo evento, da addetti ai lavori o tifosi, figuriamoci da calciatori, è già un privilegio. Sono le partite per le quali si ama questo sport. Tra mettere il sigillo sul ricordo con un successo o una sconfitta tuttavia, ragazzi, passa tutta la differenza del mondo.
Questo, sì, è un faccia a faccia per la storia.
Commenti