La crisi economica del calcio italiano è sotto gli occhi di tutti. Il “caso Parma” ha scosso in maniera decisiva un sistema-calcio, quello nostrano, da anni già traballante. Parma che rappresenta la punta dell’iceberg di una situazione che, nelle categorie inferiori alla A, raggiunge in questa stagione dei preoccupanti picchi negativi. Quali i problemi all’origine di questa involuzione, che ha portato il calcio italiano a compiere enormi passi indietro rispetto a una decina di anni fa, quando la nostra serie A richiamava i campioni più forti e lo spettacolo offerto dalle nostre squadre era una delizia per gli occhi? Un risposta possibile la identifica Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. L’ex centrocampista di Roma e Nazionale, presente al Salone del Libro di Torino come ospite, in occasione della presentazione del volume “I papi e lo sport”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, è intervenuto ai nostri microfoni, fornendo una spiegazione alla crisi economica del nostro torneo, e tracciando possibili linee guida per venir fuori da questa situazione.
“Il problema del calcio italiano è che si è perso di vista il progetto sportivo per favorire il quello economico; alcuni imprenditori, divenuti dirigenti, hanno badato più al guadagno che ai risultati sul campo. Si punta a raccogliere velocemente i frutti di quello che di fatto è divenuto un business, senza costruire un progetto sportivo che sia di lunga durata. Bisogna riprendere contatto un filo conduttore che si è perso, ricordandosi che si tratta innanzitutto di uno sport, e come tale il miglioramento di ogni singola componente non può non dipendere anche dalla crescita tecnica e tattica sul piano sportivo; senza questo non possono arrivare i risultati, si perde l’interesse del pubblico che non gode più di uno spettacolo piacevole. Di conseguenza subisci un calo di spettatori, ne risente il marketing e ne risente l’economia stessa della società. Bisogna ricominciare a programmare con progetti a lunga scadenza, rischiando magari anche di non ottenere riscontri immediati sul campo.”
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