La speranza è che, visto che al fischio finale dell’incontro a Sydney erano le 3 di notte, gli interlocutori del presidente Foti non abbiano fatto le ore piccole, risparmiandosi l’ennesimo spettacolo indecoroso di quella che un tempo fu la Reggina. Il Benevento travolge gli amaranto, il 4-0 finale è emblema di una gara senza storia. A quattro giornate dalla fine solo l’aritmetica allontana la squadra dello Stretto da una Serie D cui la sentenza del TFN già tra qualche giorno potrebbe condannarla ufficialmente.
Benevento-Reggina è partita per soli, veri innamorati. Per cuori forti. Non certo per il valore della posta in palio, reso relativo dalle contingenze. C’è un abisso a dividere le due squadre in classifica, un divario tecnico tale da rendere il pronostico pressochè una certezza sull’andamento del match. Onore a chi ha assistito a questa gara ed in particolare ai dieci eroici presenti nel settore ospiti perchè riuscire ad estraniarsi da tutto ciò che sta accadendo intorno alla Reggina, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del club, è un atto irrazionale, proprio appunto soltanto dell’amore.
MINIMO SFORZO – Squadre falcidiate dalle assenze: tantissimi gli indisponibili da ambo le parti ma se la rosa dei sanniti è talmente profonda da permettere di scavare tra i rincalzi senza intaccare il valore dell’undici iniziale, molti di più sono i guai per una Reggina che già al completo sarebbe da considerare in emergenza alla luce del livello esibito in questa stagione.
Amaranto a caccia di un’impresa capace di rendere meno utopistica la rincorsa ai playout, ma Cirillo buca l’intervento e permette a D’Agostino di infilare Belardi (in ritardo nell’occasione) rompendo l’equilibrio d’improvviso, dopo una mezzora contraddistinta esclusivamente dal ritmo lentissimo dell’incontro. Gli stregoni si trovano in vantaggio pur indossando una maglia ancora perfettamente intonsa: niente sudore, niente fatica, all’intervallo il Benevento è avanti in virtù dello sciagurato omaggio della Reggina e del sensazionale intervento di Piscitelli che si oppone ad un’incornata di Balistreri allo scadere.
IMBARAZZANTE INFERIORITA’ – La produzione offensiva della squadra di Alberti si esaurirà lì, la desolante fatica della Reggina nell’offrire calcio è sintetizzata allo scoccare dell’ora di gioco quando Masini nel tentativo di aprire il gioco colpisce – letteralmente -Salandria posizionato appena a qualche metro di distanza. Il Benevento palesa di attraversare un momento di forma scadente e allora gli amaranto sono costretti a riscoprire la loro vena masochista per mandare l’incontro in archivio con abbondante anticipo: un intervento maldestro di Di Lorenzo spinge alle spalle di Belardi il pallone del 2-0.
BANDIERA BIANCA – E’ la resa definitiva, ammesso ci sia mai stata una reale contesa quest’oggi al Vigorito. Il neo entrato Mazzeo approfitta della momentanea superiorità numerica, con Cirillo infortunato a bordo campo e poi costretto alla sostituzione, e schiaccia un destro indirizzato all’incrocio. Un colpo di testa di Marotta fissa il risultato su un eloquente 4-0.
Reggina schiaffeggiata più che dall’avversario dalla propria oggettiva, manifesta inferiorità , capace di rendere un incontro di campionato alla stregua di un blando allenamento. La tremenda conclusione che emerge è che per conoscere in quale categoria la Reggina giocherà nella prossima stagione più che il pallone sul prato verde dei campi della Lega Pro sarà decisivo seguire le vicende relative al possibile passaggio di proprietà , i giudizi della giustizia sportiva, i responsi dell’agenzia delle entrate.
Se questo è calcio…
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