Una sconfitta meritata, senza alcun appello e senza nessuna recriminazione. La Reggina perde malamente al San Vito di Cosenza, mettendo a repentaglio le tante certezze acquisite nelle ultime giornate. Organizzazione di gioco, solidità , intensità su ogni pallone: caratteristiche fondamentali per una squadra che deve salvarsi, elementi imprescindibili che contro Lecce, Barletta e Juve Stabia, dati oggettivi alla mano, si erano visti eccome. Cosa è successo dunque, allo stadio San Vito? Perché questo nuovo crollo? Perché quella “maledetta sensazione”, durata dal 1′ al 93′, che l’avversario avesse una marcia in più? A caldo, è persino difficile dare una risposta concreta. Eh si, perché i tonfi di Lamezia e Catanzaro si sono potuti spiegare prima con la fragilità emotiva e poi con il crollo verticale, di chi carattere ne aveva davvero poco. Persino la batosta di Messina ha avuto una giustificazione, visto che il primo gol dei giallorossi è arrivato nel momento migliore degli amaranto, i quali poi hanno subito il raddoppio senza avere neanche il tempo di organizzare la ripresa, finendo col subire l’imbarcata nel tentativo di recuperare.
Riguardo quest’ultimo derby, lo ripetiamo, di spiegazioni ce ne stanno veramente poche. L’unica, o meglio quella più plausibile, è quella di una squadra schiacciata dal peso enorme che aveva la sfida. A proposito di “squadra schiacciata”, riteniamo mister Alberti uno dei principali protagonisti di una risalita che a dicembre sembrava davvero complicata. Le sue capacità tecniche, unite alla sua signorilità , sono fuori discussione. Chiarito ciò, è giusto dire che l’atteggiamento della Reggina ieri è stato quasi autolesionistico. Tutti dietro a difendere il pari, fin dal fischio d’inizio. Il cronometro segnava cinque minuti di gioco, eppure sembrava si stesse giocando il recupero susseguente al 90′. Con nove calci d’angolo concessi in appena 20 minuti, la rete di De Angelis ha rappresentato un qualcosa di fisiologico, più che un episodio. Questa Reggina non è una squadra che può giocare in maniera garibaldina, non ha le caratteristiche per farlo. Ma un atteggiamento un po’ meno difensivistico, avrebbe aumentato le insicurezze del Cosenza, reduce dalla sconfitta di Catanzaro ed a secco di successi da 6 giornate.
Capitolo contestazione finale. La scelta dei giocatori di andare sotto i tifosi, comprensibilmente esasperati dopo l’ennesimo derby perso, da un lato è lodevole. Dimostra attaccamento, senso di responsabilità e coraggio. Dall’altro però, sotto la Curva sarebbe meglio andare dopo una partita che magari hai perso solo per sfortuna, dopo averla giocata con ardore e aver dato filo da torcere ai tuoi avversari. Se tutto ciò non ti è riuscito, forse è meglio tornare dritti negli spogliatoi, in attesa di tempi migliori…
Perplessità ed amarezza, oggi sono sentimenti sacrosanti. Ma non cambiano i giudizi positivi che abbiamo espresso su questo gruppo, un gruppo che adesso deve ritrovare subito forza al suo interno, per ripartire e non vanificare quanto di buono fatto da gennaio ad oggi. Solo così, si può mettere di nuovo alle spalle un’altra delusione che Reggio di certo non meritava…
* Anche in questo caso, abbiamo parlato solo di calcio e di Reggina, consapevoli che questa è l’unica cosa che ci e vi interessa. Ma se un giorno ci dovessimo ridurre a scrivere un editoriale con l’unico intento di screditare il lavoro di chissà quale altra testata, vi invitiamo a non leggerci più. Fare una cosa del genere, significherebbe essere completamente a corto sia di stile che di contenuti…
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