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Atalanta. La formazione di Colantuono sembra aver finalmente raggiunto la maturità necessaria per chi vuole raggiungere la serie A senza passare dal purgatorio. Tre le vittorie consecutive, sono sette i successi per i nerazzurri nelle ultime nove partite, allergici al pareggio addirittura dalla sesta giornata, uno a uno casalingo con la Reggina. I numeri difficilmente mentiscono, in questo caso accertano che i bergamaschi giocano per vincere, sempre e comunque. Dopo un avvio altalenante, la continuità di risultati porta l’Atalanta a soli tre punti dal Novara, sino a qualche settimana fa lontano come un puntino all’orizzonte. Non c’è bisogno del binocolo invece adesso per guardare da vicino la capolista, meno distante e che intimorisce in modo minore la banda di Colantuono, più sicura dei propri mezzi e decisa a duellare per uno dei due posti che significano paradiso immediato. L’Atalanta la brezza della serie A l’ha provata sino a qualche mese fa, l’astinenza non è tardata ad arrivare.
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Torino. A forza di tentativi, la macchina granata si è mossa in moto. Dopo che le prime dieci giornate avevano fatto disperare tifosi e società , con Lerda già indaffarato a preparare la valigia, il Toro si è rialzato. Iniziando la sua lunga e complicata rimonta come deve fare chi ha da recuperare punti e squadre in fila indiana; non perdendo più. L’ultima sconfitta dei piemontesi risale all’undicesima giornata, 1 a 2 interno con il Frosinone e tanti saluti, apparenti, alla serie A. Il filotto di cinque vittorie e quattro pari (tra cui quello strappato dal Siena all’ultimo minuto e il pareggio di Reggio Calabria, trasferta insidiosa per tutti) ha riportato i granata in piena zona play-off, adesso non più dietro la lavagna a riflettere sui se e sui ma. Il presente vede il Torino lottare, cercare la vittoria con una determinazione smisurata, soffrire senza però abbassare la guardia; i ricami eleganti, e a volta inconcludenti, del bel gioco abitano lontano da queste parti, ma i punti raccolti nelle ultime dieci partite fanno felice Lerda e i tifosi quanto basta, la pausa è quasi una scocciatura visto l’ottimo periodo di forma. Il 2011 vedrà il solito Toro (fondamentale la conferma di Bianchi, appetito da squadre di serie A), rabbioso nel rincorrere il suo drappo rosso, sul quale è stampata a lettere cubitali una sola lettera, croce e delizia di squadra, società e tifosi.
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FLOP
Reggina. Sei partite, quattro punti, questo il dato che gli amaranto raccolgono, preoccupati, in questo fine 2010. La formazione calabrese, dopo il pari interno con il Torino, è andata incontro a una crisi che evidenzia quali sono i difetti di una squadra giovane a fragile. Difficoltà a fare punti fuori casa (dieci i punti raccolti in trasferta,dove i gol subiti piovono numerosi) eccessiva grazia nel porgere l’altra guancia una volta andata in svantaggio, la Reggina deve fare i conti con una rosa dall’età media ridotta, fattore che comporta vantaggi e svantaggi. La sconfitta di Ascoli è il perfetto esempio di alcune ingenuità tipiche di chi ancora deve acquistare la necessaria malizia. Una volta in vantaggio grazie alla rete di Missiroli, gli amaranto si sono fatti raggiungere dal rigore di Lupoli e infine superare dalla rete di Giorgi, in entrambi i casi le disattenzioni del reparto arretrato sono costate caro. La classifica è pienamente in linea con gli obiettivi societari, nulla da temere per Atzori, autore finora di un buon lavoro, e a cui ha pesato non poco l’assenza di Bonazzoli. Il rilancio potrà passare anche per il ritorno del bomber amaranto, pronto al rientro dopo la sosta.
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Frosinone. Il panettone potrebbe andare di traverso a Carboni, tecnico di un Frosinone che si è smarrito nelle ultime settimane, la discesa libera in classifica non accenna ad arrestarsi. Esonero o meno, la squadra sembra aver perso la propria identità , i miseri tre punti raccolti nelle ultime otto giornate sono lì a testimoniarlo. Chi pensava di poter costruire una salvezza tranquilla sulle spalle di Lodi, tralasciando il resto, si sbagliava. La squadra evidenzia lacune in tutti i reparti, e in attacco se non si accende la luce dell’ex Udinese cala il buio pesto. Tutto il vantaggio accumulato in precedenza sulla zona play-out è andato dilapidato, il Frosinone si trova in piena zona retrocessione, gioco e risultati sono un lontano ricordo. La pausa servirà per riflettere, in primis alla società indecisa sul da farsi, ieri voci di mercato parlavano di un Campilongo in agguato sulla panchina dei ciociari. A Carboni non rimane che aspettare, è ancora presto per festeggiare la riconferma (e il Natale), lo champagne può attendere in frigo.
Pasquale Romano
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