Il Centenario è ufficialmente terminato. Ed è una grande notizia. Eupalla, la Dea del calcio battezzata da Gianni Brera, si è presa gioco della Reggina e della sua gente. Vanno in archivio dodici mesi sadicamente generosi di amarezze, frustrazioni, delusioni, umiliazioni senza precedenti, in campo e fuori dal terreno di gioco. Una tortura, per chi ama l’amaranto.
Alle spalle, dunque, l’anno che doveva esser delle celebrazioni e si è rivelato, forse, addirittura il più cupo in un secolo di storia. La Reggina, adesso, ha il dovere di ripartire verso nuovi traguardi.
11 gennaio 2015. Per il proprio 101° compleanno la Reggina ha ricevuto un dono prezioso: una maglia carica di fatica e zuppa di sudore. L’omaggio è di quei ragazzotti che hanno onore ed onere di indossarla e, finalmente, bisogna dirlo, l’hanno cucita addosso come merita.
Perchè per fare grande una squadra, a prescindere dagli interpreti e dalla categoria, ed a maggior ragione se “quella” squadra è la Reggina, conta una cosa più d’ogni altra: l’amor proprio, il rispetto verso la storia e la città che si rappresenta.
Se il Centenario implica, per ovvi motivi, il dovere di guardare al passato, da oggi in avanti sarà d’obbligo volgere lo sguardo al futuro. Farlo con un obiettivo primario: ritrovare dignità sportiva, orgoglio, identità .
Buon compleanno, dunque, alla Reggina e a tutti coloro i quali, in ogni veste, hanno contribuito a scriverne la storia. Buon compleanno a chi, guardando quei ragazzi masticare erba al Pinto di Caserta ha pensato, sospirato, esclamato. “Eccola, la mia Reggina”.
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