Quantomeno, oggi, non hanno sporcato ulteriormente la maglia amaranto. La Reggina viene schiaffeggiata dal Foggia indossando una completa divisa bianca. Di candido, però, questa squadra non ha assolutamente nulla; assomiglia piuttosto all’avversario odierno: rossa di vergogna, nera come il futuro sullo Stretto. E’ difficile credere ai sogni quando la realtà, intorno, è crudele. Doveva esser la gara della rinascita, del rilancio. Si trasforma immediatamente nell’ennesima dimostrazione che i mali di questa squadra non risiedessero nelle guide tecniche succedutesi sulla panchina ma, prima di tutto, in un organico inadeguato nella personalità prima ancora che sul piano tecnico. Laddove, comunque, certamente non eccelle. Anzi.
DOMINIO – Il Foggia degli ex Sarno e Maza, entrambi in campo dal 1’, si prende letteralmente gioco della Reggina nel corso di un primo tempo dominato in lungo e in largo, con irrisoria semplicità. Non funziona nulla: i calciatori tradiscono anche Alberti, ieri dimostratosi fiducioso, che oggi dovrà far i conti con una batosta che va oltre lo 0-2 maturato sul campo. Il suo 4-2-3-1 viene letteralmente ribaltato dal decisamente più solido 4-3-3 del Foggia, che prende immediatamente le redini del gioco, senza fatica. Da grande squadra, si direbbe, se l’avversario non fosse così piccolo come questa Reggina.
COZZA DOCET – Il gol che sblocca l’incontro è manifesto dell’incapacità della squadra dello Stretto. Karagounis è inguardabile, nell’occasione come per l’intero incontro, e fallendo l’intervento lancia Sarno in area di rigore, libero di affrontare Crescenzi. Qui tornano in mente le parole con le quali Cozza, lunedì a RTV, ha spiegato le sue dimissioni. “Quando giocavo, in settimana, mi informavo sull’avversario. Volevo capire i suoi punti di forza, prepararmi, e far male sulle sue debolezze. Questa squadra non aveva questo spirito nel migliorarsi”. Così il centrale ex Lazio, affrontando Sarno, copre la conclusione di destro (!), usato com’è noto dal fantasista ex amaranto controvoglia perfino per camminare, e va a terra con una semplice finta utile a riportare il pallone sul fedele mancino con il quale trafiggerà Kovacsik.
ILLUSIONE E RISVEGLIO – Piovono fischi, e non potrebbe esser altrimenti. Gli amaranto non sviluppano una singola trama apprezzabile e se al termine del primo tempo tornano negli spogliatoi con il minimo passivo è solo per merito di Kovacsik, abile e attento in almeno tre nitide occasioni. Al rientro la Reggina illude per 10’. Non di poter ribaltare l’esito dell’incontro, sarebbe troppa grazia, ma quantomeno di riuscire a motivare la trasferta a Reggio Calabria del portiere del Foggia, totalmente inoperoso. Non ci riuscirà, perché i tentativi di Insigne e Dall’Oglio (duramente contestato al momento della sostituzione) finiranno sul fondo, ma il peggio deve ancora venire. Louzada sfonda sulla sinistra e serve un pallone a Masini, al limite dell’area piccola, che meriterebbe soltanto di esser spinto in rete. Sarebbe, inevitabilmente, così se l’ex Catanzaro non si producesse in un ‘liscio’ che avrebbe una vena comica, se la Reggina non fosse vittima di questa ennesima, ignobile violenza.
K.O – E così, quando D’Allocco, mediano del Foggia, trova con una conclusione dai 20 metri una deviazione che inganna Kovacsik per il doppio vantaggio dei satanelli una partita già chiusa nella sostanza conosce anche ufficialmente i propri titoli di coda. L’ingresso di Viola, che sostituisce Masini, è volenteroso ed esattamente come a Torre Annunziata si conferma il più vivo tra gli amaranto. Non servirà a nulla. Il Foggia sbanca il Granillo, terra di conquista.
La Reggina resta ultima e centra la sua sesta gara senza gol realizzati portandosi ad un passo da un record che qualunque squadra vorrebbe evitare: passare dalla A (salutata nel maggio 2009) ai Dilettanti in soli 5 anni. Senza nessun fallimento a viziare i verdetti di un campo che ha visto la Reggina sempre retrocessa. Il tempo per evitare il declassamento più doloroso scarseggia…
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