L’ennesimo ribaltone porta dunque sulla panchina un altro amaranto del passato. Da questo punto di vista Foti li sta provando tutti, per ultimo adesso Roberto Alberti. In questo momento, situazione di classifica alla mano, rappresenta il disperato tentativo per salvare la squadra che rischia concretamente di sparire dal calcio professionistico.
Da un lato c’è la grave crisi tecnica, dall’altro quella societaria anche se il massimo responsabile continua ad essere convinto di poterla risolvere. Alberti sarà chiamato ad ottenere più punti possibili prima di Natale contro avversarie di livello come Foggia e Catanzaro, per poi affidarsi al mercato, fondamentale per inserire elementi di qualità, di esperienza e personalità in un organico nel quale i meno giovani non sono stati capaci di prendere per mano la squadra mentre i ragazzi non hanno mostrato segni di crescita. Una squadra che si è persa dopo le promettenti prime giornate di campionato, che non è riuscita a fare gruppo e non ha mostrato unità di intenti. A Cozza il merito di averla fatta giocare e anche bene, poi è successo qualcosa che ancora appare inspiegabile e il crollo si è registrato già con la sua presenza in panchina prima delle dimissioni.
E’ chiaro che le lacune strutturali erano evidenti già ad inizio stagione e nessuno avrebbe potuto pensare che non si sarebbe andati incontro ad un altro anno di difficoltà, ma pochi, dopo quelle prestazioni iniziali, avrebbero potuto immaginare una caduta verticale nel breve volgere di qualche settimana. Una squadra che ha smarrito tutto, soprattutto la voglia di lottare e questo ha fatto indispettire tifosi e addetti ai lavori. Se all’inizio era stata capace di riportare i tifosi allo stadio, riconquistando anche i “vecchi” ultrà che si erano allontanati negli ultimi anni, l’atteggiamento assunto da Lamezia in poi sta producendo l’effetto contrario.
Oggi, c’è da ridare fiducia ad un ambiente depresso e imprimere una svolta alla crisi societaria che sembra essere senza fine. Alberti ha lavorato in condizioni estremamente difficili lo scorso anno a Bari portando i pugliesi ai play off mentre la società falliva. Nel 1991, quando indossava la casacca amaranto, la Reggina viveva un altro periodo di crisi profonda: arrivò la salvezza all’ultima giornata ad Ischia mentre dal punto di vista societario l’ingresso di nuovi soci scongiurò il fallimento aprendo di fatto una nuova era che dal 1995 sarebbe poi diventata un ventennio di successi.
C’è chi crede ancora in questa società ed è convinto che Foti, dopo i tanti errori commessi, possa riuscire a far ripartire la Reggina; chi invece ormai pensa che sia al capolinea e che il futuro non possa prescindere da una cambio e quindi spera solo che si concretizzi l’alternativa. L’arrivo di Alberti, il mercato e la ristrutturazione dell’area tecnica rappresentano le mosse di Foti per mantenere la categoria. Occorrerà adesso capire se la trattativa in atto con il gruppo di imprenditori interessati è un tentativo, come quello del 1991, di dare nuova linfa all’attuale società e garantirle ancora un futuro oppure possa rappresentare davvero la svolta storica come qualcuno l’ha definita. Al momento c’è solo da sperare che Alberti dia un’anima a questa squadra e che i calciatori mettano in campo l’atteggiamento giusto, giochino con coraggio.
Lottando si superano tutte le difficoltà e si riesce, talvolta, anche a nascondere le lacune tecniche. Il vero tifoso innamorato della Reggina, nel frattempo, continuerà a sostenerla a prescindere, anche se dai calciatori pretenderà queste risposte.
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