Un solo anno in amaranto, sufficiente però per entrare nel cuore di tutti coloro che negli anni ’70 assiepavano il vecchio Comunale. Costante Tivelli, centravanti della Reggina edizione 74-75, è stato ospite in esclusiva di Reggionelpallone.it (nella foto che vedete in basso, tratta da manganofoggia.it, è quello con le braccia conserte, accanto al “gemello del gol” Stanislao Bozzi).
Un amarcord davvero intenso, con quello che è stato un autentico “girovago del gol”: 10 casacche diverse indossate tra i professionisti, per un totale di oltre 100 gol. Ai nostri microfoni, Tivelli, oggi 57enne, ripercorre sia le fasi salienti della propria carriera che quell’indimenticabile stagione in riva allo Stretto, in cui realizzò 17 centri in 33 partite, e nel derby col Crotone mise a segno una delle reti più belle che si siano viste nella storia del calcio reggino…
Una sola stagione a Reggio, caratterizzata però da tanti ricordi. Fu infatti la Reggina la sua prima squadra professionistica …
Si, i ricordi sono davvero tanti: non ho mai dimenticato la città di Reggio. Era il primo anno che andavo a giocare lontano da casa; per giunta a 1000 chilometri di distanza. L’impatto è stato difficile inizialmente, ma a distanza di un mese mi sono ambientato. Facevo gol e il gioco della squadra mi aiutava; c’era un grande feeling con società, compagni, mister e tifosi, quindi tutto quanto era più facile. Quell’organico era ricco di qualità, e forse avremmo potuto fare di più, rispetto al sesto posto finale.
Il pubblico reggino, come lo ricorda?
Era caloroso: si parla di 8 -9 mila persone in media. Ricordo in particolare la folla imponente, che c’è stata sia nel derby contro il Crotone che contro il Bari. Il pubblico incitava e aiutava continuamente, sia me che i compagni: quella gradinata sempre piena, era un vero spettacolo.
A proposito del derby col Crotone, quella doppia rovesciata è passata alla storia…
E’ rimasto il gol più bello che abbia mai realizzato in carriera. Ho ancora conservato a casa l’articolo di un quotidiano reggino, che ho fatto vedere ad una televisione di Reggio che è venuta 2 – 3 anni fa quando la Reggina doveva giocare ad Udine, e mi hanno chiesto un’intervista.
L’amico Sorace ha battuto il calcio d’angolo e sul disco del rigore c’ero io da solo. Ho fatto la prima sforbiciata, con la palla che ha colpito l’incrocio dei pali ed è schizzata ancora verso la bandierina del calcio d’angolo. Sorace era ancora da quelle parti. l’ha stoppata di petto e crossata nuovamente in centro area. Io intanto mi stavo rialzando, e ho visto la palla ritornare verso di me; Ne ho rifatta un’altra di sforbiciata, e la palla stavolta entrò in rete. Un gol bellissimo, riportato da tutti i giornali. Mi dispiace non avere un video per ricordarlo ancora meglio, ma di sicuro è stato uno dei più bei gol di sempre, dato che non è cosa di tutti i giorni assistere a una prodezza del genere.
Sugli spalti, a darle una grossa mano ci pensava il pubblico. In campo invece, c’era un certo Elvy Pianca…
Grande trequartista, il classico numero 10 che giocava dietro le punte. L’uomo da ultimo passaggio, grande visione di gioco, splendido controllo di palla e tecnica sopraffina. Riusciva tutto in quell’anno lì, e ci capivamo alla perfezione. Come io mi muovevo, lui già sapeva dove darmi la palla, e mi metteva sempre in condizione di potere segnare. In 14 anni di carriera, l’ho considerato uno dei migliori compagni di squadra che ho avuto, perché giocava di prima e serviva subito gli attaccanti. Bastava che la punta facesse il movimento giusto e lui dava subito la palla sulla corsa, facendo si che si ritrovasse a tu per tu con il libero. Io dovevo preoccuparmi di fare un solo dribbling, ed ero già davanti al portiere. Insomma, un giocatore alla Totti
Sta seguendo la Reggina attuale?
Le squadre in cui ho giocato le seguo sempre, anche se non con minuziosa attenzione. La Reggina sta facendo davvero bene:riguardo le vittorie che ha ottenuto, mi ha colpito soprattutto quella di Frosinone , su un campo difficile per chiunque.
Al di là di quella vissuta a Reggio Calabria, qual è stata la sua stagione agonistica più emozionante?
Probabilmente quella con la Cavese. Abbiamo sfiorato la A, persa solo per un paio di punti. In quel campionato di B c’erano squadroni come Lazio e Milan, e proprio contro il Milan abbiamo espugnato San Siro per 2 a 1, con un gol mio e uno di Di Michele. Era la nona giornata di andata, e siamo stati la prima squadra a sconfiggere quel Milan, che a fine stagione registrò solo 3 sconfitte . Il campo di San Siro invece, fummo gli unici a violarlo.
Bozzi e Tivelli: il Foggia ha fatto scintille grazie ai “gemelli del gol”:…
Il Foggia veniva da una doppia retrocessione, che in 2 anni l’aveva portata in C non era semplice risalire, eppure siamo riusciti a vincere quel campionato; avevamo 4 -5 elementi arrivati dal Bari, tra cui Sciannimanico e Petruzzelli, che ci diedero una grossa mano. Poi l’anno seguente abbiamo fatto un bel campionato anche in B: ricordo un’altra grande prestazione a San Siro contro il Milan: dove pareggiammo 1-1 ed io andai ancora a segno. A Foggia invece i rossoneri li battemmo per 1-0, con gol su rigore da me procurato.
Mai in Serie A, nonostante il suo grande talento: perché?
Dopo il secondo campionato con il Foggia, a 30 minuti dalla fine del calcio mercato stavo per andare al Genoa, neo promosso dalla B, ma alla fine mi sono ritrovato alla Spal. Alla fine sono stato contento , perché tornavo dalle mie parti.
La trattativa con il Genoa era su tutti i giornali; forse la Spal ha offerto più dei rosoblù. Erano altri tempi: non c’erano i procuratori dei calciatori ed era la società che decideva, soprattutto in base a quanto incassava dalla vendita. Basti pensare che dopo la stagione di Reggio mi sono trovato di nuovo in C, nonostante i 17 gol che avevo realizzato. Io pensavo di poter raggiungere la Serie A come terza punta o anche la Serie B, ed invece mi sono ritrovato al Bari, perché i biancorossi hanno offerto alla Reggina 200 milioni di lire, cifra esorbitante per la serie C dell’epoca; forse neppure le squadre di B avevano mai sborsato una cifra così alta. Per anni sono stato uomo mercato sia di C che di B, non riuscendo però mai ad arrivare nell’olimpo del calcio. Sicuramente, per sfondare a grandissimi livelli ci vuole anche un po’ di fortuna.
Fabrizio Cantarella-Reggionelpallone.it
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