Tre indizi sono più di una prova. Costante e coerente il metro utilizzato da Lillo Foti negli ultimi anni: quando si è trattato di scegliere a chi affidare la panchima, la decisione è quasi sempre ricaduta su ex calciatori amaranto. La conoscenza del S.Agata come via preferenziale per un ritorno in veste diversa. L’epilogo però, purtroppo, è sempre stato negativo. Eccezion fatta per la prima Reggina allenata da Atzori, fermatasi a un minuto dalla finale play-off, il capolinea è arrivato prima del previsto. Davide Dionigi la prima ‘vittima’: tornato in riva allo Stretto nella stagione 2012-2013, il tecnico emiliano ha salutato anzitempo e pagato forse più del dovuto.
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Amara anche la versione 2.0 di Atzori. Il tecnico di Collepardo il condottiero di una Reggina ‘che vuole vincere’, secondo quanto espresso da Foti. Buoni propositi in fumo. Richiamato dopo l’esonero, Atzori non fa in tempo a riaprire l’armadietto che viene nuovamente allontanato. Diego Zanin ha provato, senza fortuna, a evitare il naufragio. In coppia con Gagliardi, il tecnico veneto ha guidato gli amaranto nella seconda parte della scorsa stagione. Positivo l’input iniziale, le speranze però sono presto volate vie. Francesco Cozza chiamato a ridare dignità a una Reggina scivolata in terza serie. Anche in questo caso la partenza è confortante, i due derby persi con Messina e Lamezia però fanno scattare il black-out. Da vero capitano, pieno di orgoglio e riconoscenza, Cozza si è dimesso dopo la sconfitta interna con la Salernitana. Il comandamento che sembra guidare Foti, affidare la panchina agli ex amaranto, sembra rivelarsi un harakiri. Il più delle volte però, giusto riconoscerlo, le responsabilità dei vari tecnici non sono mai state superiori alle altre componenti societarie e tecniche.
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p.r. – rnp
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