Tridente d’attacco nuovamente in soffitta, Rizzo ancora nelle retrovie e turn-over ridotto al minimo. Queste le scelte di Ciccio Cozza, per il derby di Coppa Italia al San Vito. Nei primi venti minuti della sfida, gli amaranto provano a ricalcare lo schieramento di Castellammare, quando si schierarono con un 5-3-2 che lasciava spazio a ben poche interpretazioni. Un assetto che però porta più ombre che luci, in quanto per vie centrali il gioco non si accende, e sugli esterni la spinta è veramente limitata, con l’aggravante che eventuali cross lasciano il tempo che trovano, visti i centimetri ridottissimi della coppia offensiva composta da Viola e Louzada. Proprio il brasiliano, è costretto più volte a cercare da solo i rifornimenti giusti, giocando parecchi metri lontano dall’area rossoblù oppure dando manforte a Karagounis sull’out sinistro. La situazione migliora col passare dei minuti, quando Ammirati e Karagounis si “alzano” molto in fase di possesso, dando vita ad un 3-5-2.
Soprattutto nella ripresa, la Reggina guadagna metri e comincia a ricercare anche i tagli centali. La compagine dello Stretto da la sensazione di essere più bilanciata tra i reparti, specie quando si tratta di spezzare la manovra avversaria. I supplementari invece, riportano a galla amnesie eccessive e raggio d’azione insufficiente, anche se a salvare la baracca ci pensa un Cetrangolo versione paratutto. La lotteria dei calci di rigore, premia i padroni di casa (non succedeva dal 1996…), al termine di un derby abbastanza scialbo e con pochissimi contenuti tecnici. Per quanto riguarda la compagine dello Stretto invece, se da un lato va registrata una piccola reazione a livello caratteriale dopo la figuraccia del D’Ippolito, dall’altro rimane la sensazione di “coperta corta” anche con l’accantonamento del 4-3-3…
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f.i.-rnp
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