Il difetto è all’origine. Fa (giustamente) notizia la pesante sconfitta rimediata dalla Reggina sul campo della Vigor Lamezia, ultima disfatta di un centenario da incubo. Il ‘voglio vincere’ urlato con passione da Foti nell’estate 2013 sembra appartenere allo scorso millennio e non all’inizio della passata stagione. Volendo trovare una nota ironica, si potrebbe dire che anche un ‘non voglio perdere sempre‘ sarebbe sufficiente. E’ cambiata la categoria, rimangono identiche le difficoltà di una Reggina passata dai bassifondi del torneo cadetto alle zone calde della riformata Lega Pro. Stavolta però la possibilità di guardare giù non esiste: l’abisso dei dilettanti inghiottirebbe definitivamente la società amaranto.
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Il passato glorioso diventa un paradosso, e rischia seriamente di affossare il futuro della Reggina. Una squadra che pochi anni fa combatteva in massima serie, e talvolta riusciva a superare corazzate come Juventus e Milan, ‘non può’ soffrire o perdere da contendenti che rispondono al nome di Lupa Roma, Matera o Vigor Lamezia ? Certo che può. Basterebbe dare uno sguardo settimanale alle distinte della Reggina e delle avversarie per capire (senza farsi beffare dal dolce amarcord) che è assolutamente possibile. E infatti accade con preoccupante frequenza. In campo non va il blasone nè il cognome: al contrario più si scende di categoria e più concetti quasi ancestrali come rabbia, fame di risultati e determinazione fanno la differenza. La Reggina delle ultime stagioni invece ne è totalmente priva. Nessuno dei numerosi allenatori avvicendatisi nelle ultime tre stagioni è riuscito a intaccare quella patina di indifferenza che sembra avvolgere qualsiasi giocatore veste la maglia amaranto. Diversi i casi che vedono Tizio o Caio irriconoscibile in riva allo Stretto e presto ‘risorto’ con addosso un’altra maglia, la bizarria conferma come il clima che circonda l’universo Reggina non sia di quelli ideali.
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La Reggina si ritrova dunque orfana della propria anima. I valori che avevano permesso un balzo insperato e fatto innamorare una città , latitano. A Francesco Cozza il compito di tirarli fuori da una squadra che ha le possibilità e le capacità per centrare la salvezza in Lega Pro, unico obiettivo raggiungibile. Mantenere, con estrema sofferenza, l’ultima categoria prima dell’inferno dei dilettanti. Nessuno l’avrebbe immaginato, ma è la dura realtà . Iniziare ad accettarla sarebbe il primo passo per provare a garantirsi un futuro..
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pa.rom. – rnp
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