Bandiera amaranto, dal campo alla scrivania, da oltre 20 anni al centro della Reggina: Simone Giacchetta è stato ospite di Touring 104 quest’oggi nel corso di Tutti figli di Pianca. Tanti gli argomenti trattati, dal suo arrivo a Reggio Calabria alla parabola vincente della Reggina fino alle difficoltà attuali e gli obiettivi stagionali.
La carriera di Simone Giacchetta è iniziata con il botto. “Ho avuto la possibilità di giocare con campioni assoluti, ho giocato nel Napoli di Maradona. Segnai davanti a 80mila persone all’esordio, scendendo in campo in più d’una partita. E’ stata una soddisfazione incredibile, a soli 19 anni”. Dopo la parentesi a Taranto, la Reggina. “Arrivai a Reggio con Bizzarri e Alberti nel ’91, era stato appena allontanato Cerantola. Che l’ambiente fosse strano e particolare dovevo capirlo subito: Geretto, che era il tecnico, fu subito esonerato dopo una vittoria per 4-1 (ride, ndr). Fu una stagione incredibile, ci salvammo all’ultima giornata a Ischia con un mio gol. Il percorso con la Reggina è stato straordinario perché sofferto: è stata una perfetta metafora della vita”.
La Reggina, durante la sua permanenza in amaranto, ha vissuto gli anni più importanti, prestigiosi ed esaltanti del proprio primo secolo di storia. “Reggio e la Reggina hanno vissuto un ciclo straordinario. Come ogni cosa, ha un inizio e una fine. Ci sono state contingenze storiche e sociali che hanno permesso un miracolo, purtroppo tante cose sono cambiate. E’ lo sport, come la vita. Ora bisogna ripartire con un nuovo slancio. Qualche errore l’ha indubbiamente fatto anche la Reggina negli anni della Serie A, non riuscendo a creare una struttura adeguata nei rapporti tra il Club e la sua gente”.
Obiettivo salvezza all’ultima giornata per la Reggina di Ciccio Cozza? Simone Giacchetta non ha dubbi. “Credo sia abbastanza verosimile. Sarà una stagione difficile, come tutte quelle che seguono una retrocessione che ha lasciato un pesante fardello economico. E’ un campionato nuovo che non affrontavamo da 20 anni, i confronti sono e saranno difficili, le squadre che affrontiamo non avranno nomi roboanti ma sono formazioni abituate a vendere cara la pelle a questi livelli”.
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