L’uomo della provvidenza. Il 13 giugno del 1999 la sua folle corsa verso le tribune impazzite d’amaranto dopo il gol che regalò la prima Serie A è storia. Tonino Martino, riccoli d’Abruzzo, cuore, sudore e sacrificio per la Reggina. Uno spessore umano, oltre al contributo strettamente calcistico offerto alla causa amaranto, lo hanno reso e lo rendono ancora uno dei calciatori ricordati con maggiore affetto da tutti gli appassionati della squadra dello Stretto.
Oggi, Tonino Martino è stato ospite di “Tutti figli di Pianca”, trasmissione condotta da Ferdinando Ielasi con Alfredo Auspici e Franco Polimenti in onda su Touring 104 dalle 12 alle 14.
L’attuale tecnico amaranto, Cozza, è stato compagno di squadra dell’esterno abruzzese. “Ciccio sono sicuro farà bene, sono felice la Reggina abbia scelto lui. Penso che sia necessario ricostruire adesso”. La ricetta di Martino? “Un Poli in società ci starebbe bene, magari anche un Martino: c’è bisogno di persone che sappiano trasmettere ciò che davvero significa la maglia amaranto. Ho visto la partita con il Messina: si può perdere con tutti, ma non con loro. Ci sono partite e partite: ricordo i nostri derby con il Cosenza. Il nostro era uno spogliatoio granitico, di carattere. Uscivamo dagli spogliatoi, l’avversario ci guardava negli occhi ed avevamo già vinto…”.
Cosa c’era di diverso in quella Reggina rispetto a quella attuale? “Sentivamo il calore della città , avevamo tutti una voglia matta di vestire questa maglia, la sentivamo nostra. Eravamo una cosa sola con la gente, la tifoseria della Reggina non ha eguali in Italia. Mi viene da piangere a pensare che la Reggina sia in C, la città di Reggio merita la A. Il mio periodo a Reggio è stata una festa che si rinnovava giorno dopo giorno. C’erano squadre più forti di noi magari tecnicamente ma davamo tutto, abbiamo sudato e lottato. Dovevamo andare in campo come veri guerrieri, lo “zoccolo duro” dello spogliatoio sapeva dare regole ai nuovi arrivati e far capire loro come doveva vivere. Ho visto la squadra dell’anno scorso, con tutto il rispetto per i calciatori penso che sia meglio avere giocatori meno bravi capaci di dare tutto piuttosto che altri più preparati che però offrono il 50%”.
Martino ricorda il momento più alto della sua esperienza sullo Stretto.”Ho avuto la fortuna di fare quel gol storico: chiamai il pallone a Possanzini, Davide si inventò quel colpo di tacco e fu un’apoteosi di emozioni. Oggi bisogna risalire immediatamente in B”.
E chiude rinnovando il proprio amore per l’amaranto.”La Reggina, la seguo sempre. Ce l’ho nel cuore. Ho la casa tappezzata dalle maglie della Reggina e mi sento reggino”.
Reggionelpallone.it
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