Ospite d’onore questa mattina su Radio Touring nel corso di Tutti figli di Pianca, trasmissione condotta da Ferdinando Ielasi con Alfredo Auspici e Franco Polimeni, in onda sull’emittente ufficiale della Reggina dalle 12 alle 14. Emiliano Bonazzoli, uno dei più grandi centravanti della storia amaranto ed ex capitano ha ripercorso il suo più recente passato in riva allo Stretto, raccontato del suo presente in provincia di Padova dopo l’esperienza all’estero e dei progetti futuri con il sogno di diventare, presto, allenatore.
DALL’UNGHERIA ALL’ESTE – “Ho ricominciato dall’Este, in Serie D in provincia di Padova, mi hanno cercato appena conclusa la mia esperienza in Ungheria. Volevo provare un campionato straniero da lungo tempo, è stato stimolante. Non ho fatto gol, molti assist, qualche rigore procurato, sarà un buon ricordo, ora sono tornato a casa. La voglia sia mentale che fisica c’è ancora, mi sento ancora un calciatore, Intanto frequento il corso da allenatore e sto vicino alla famiglia”
AMARCORD – “Riguardate ancora i miei filmati? Beh, vi ringrazio, sono onorato. Io rivedo con piacere ed orgoglio l’intera mia esperienza in amaranto, sei anni divisi tra Serie A e B. Si sono alternati momenti positivi ed esaltanti con alcuni meno felici ma ho conosciuto un popolo ed una città ed è questo che, prima di tutto, mi resta dentro. La mia esperienza con la Reggina non era iniziata nel migliore dei modi, avevo segnato con la maglia del Verona sul campo neutro di Catania. Ma credo di essermi poi rifatto…”
2009, IL RITORNO IN B – “A Lecce segnai il primo gol nella nuova esperienza in B con la Reggina. Era la prima di mister Iaconi, perdemmo 3-2 immeritatamente. Fu un anno incredibile, pensavamo di aver già vinto il campionato prima di iniziare. Avevamo sottovalutato tante squadre, ad esempio il Gallipoli, mancavano i risultati la pressione saliva ci fu una spirale negativa e tanti cambi. La situazione era sfuggita di mano, un vero peccato”
RIMPIANTO PLAYOFF – “La stagione successiva fu esaltante. Rispetto all’anno prima avevamo un perfetto mix tra giocatori esperti con voglia di rivalsa e giovani in cerca di visibilità , con uno staff ed un allenatore, Gianluca Atzori, motivatissimi e molto preparati dal punto di vista tattico. Arrivammo in semifinale con quella beffa atroce che non ci permise di coronare una grandissima annata”
FUTURO IN PANCHINA – “Che tipo di allenatore sarò? Mi piace attaccare, mi piacciono le squadre che stanno alte, che aggrediscono l’avversario nella sua metà campo. Poi, ovvio, dipende dalle caratteristiche dei calciatori a disposizione e dagli avversari. Ma le mie idee, ovviamente, sono quelle di un calcio propositivo considerato quello che è ed è stato il mio percorso da calciatore. La panchina è una prospettiva che mi stimola moltissimo, vedremo nel prossimo futuro. Un ritorno a Reggio in veste di tecnico? Magari, vedremo. E’ ancora presto, sono ancora un calciatore e devo studiare ed imparare tanto. Su cosa dovrò lavorare? Sul mio carattere. Per comunicare con 25 persone e far capire cosà voglio dovrò migliorarmi in questo senso, superando il mio esser inizialmente introverso”.
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