David Aquino Inchausti, professione terzino destro. Arrivato nel cuore di un’estate amaranto particolarmente torrida, non solo per motivi prettamente climatici, non ha retto il passo del confortante avvio di stagione della Reggina agli occhi di pubblico e critica attirando numerose mugugni, a voler usare un cauto eufemismo, se non addirittura bocciature senza appello.
Premessa numero 1. Presenze in Lega Pro prima di vestire la maglia della Reggina: zero. Presenze tra i professionisti: zero. Anno di nascita: 1994. Carriera: settore giovanile Palermo. Minuti giocati prima di ascoltare la sentenza sulle proprie qualità e potenzialità da calciatore: 270. Pochi, decisamente pochi per poter formulare un giudizio compiuto su un ragazzo che per la prima volta si sta confrontando con il calcio dei “grandi”, a maggior ragione in una piazza che nonostante le avversità legate alle contingenze del periodo storico vissuto resta assolutamente ambiziosa essendo rappresentata da una maglia, quella amaranto, carica di significati e blasone.
Premessa numero 2. Questa digressione non ha certo il valore, o l’intento, di un’arringa difensiva nei confronti del paraguaiano. Anche chi scrive è rimasto piuttosto perplesso dalle prime uscite con la maglia della Reggina del terzino e, è bene sottolinearlo, non vuol perorare la causa lasciando presagire ai lettori, e tifosi, che nel prosieguo della stagione potremo ammirare sulla corsia di destra un novello Cafu, o Mesto per restare a latitudini a noi più familiari, anzi…
La verità è che oggi, 16 settembre 2014, la verità non esiste. Non v’è certezza alcuna, se non quella che nelle prime tre gare la Reggina ha sofferto sulla corsia di destra, in particolar modo in fase difensiva. Ma, fatto salvo ed acclarato ciò, chi può esser certo che tutte le responsabilità di questo affanno siano da ascrivere al sopracitato sudamericano classe ’94 alla prima esperienza nel calcio che conta?
Esaminando le prime tre gare, partendo dalla coda, balza all’occhio (accecandolo) il disastro con il Messina quando, puntato dall’esterno peloritano, il terzino ha ritenuto sufficiente una semplice finta a rientrare per dare le spalle all’avversario e farsi scartare lasciando spazio per il cross che ha dato via al gol-partita. Imbarazzante, è fuor di dubbio. Tuttavia, seppur grave, delittuoso e macroscopico resta l’unico vero scivolone del paraguaiano. Presupposto sufficiente per alimentare i dubbi suscitati, non ancora per una bocciatura senz’appello.
Nelle prime gare, infatti, se è vero come è vero che anche con la Paganese e soprattutto con la Casertana sul lato di sua competenza la Reggina ha evidenziato dei problemi, bisogna anche considerare che Aquino ha dovuto fronteggiare spesso l’avversario senza supporto dell’interno di centrocampo, tantomeno dell’esterno d’attacco. Le difficoltà incontrate hanno una natura più di reparto e di squadra che individuale, al di là dei limiti emersi. Chi ha giocato a calcio, così come l’attento osservatore, sa bene che doversi giocare sempre l’uno contro uno, a campo aperto, con molto spazio alle spalle e senza possibilità di ricevere il raddoppio difensivo equivale ad una certezza: mettere in conto sudore e brividi. A maggior ragione se la premessa numero 1 resta valida…
Le difficoltà comunque restano ed urge più solidità . Magari la soluzione Ungaro che Cozza sta provando sui campi del S.Agata nell’immediato potrà dare maggiori certezze al pubblico e soprattutto alla squadra.
Pazienza, dunque. Giudizio parziale certamente negativo, sentenza definitiva ancora sospesa. Il pubblico di Reggio, ricchissimo di qualità e virtù, se ha un difetto è proprio nella propensione alla continua ricerca di un capro espiatorio. Il terzino paraguaiano sembra un ottimo candidato a recitare questo ruolo in questa stagione ma… il soldato Aquino può ancora esser salvato.
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Gianpiero Versace
Reggionelpallone.it
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