In quel tempo, qualche dio che regge il calcio disse: “Siano fatte le coincidenze”. E le coincidenze erano cosa buona. Per qualcuno; per altri un po’ meno. Il 30 aprile di otto anni fa il Granillo diventava così il palco dei sogni e della disperazione. In cento metri si azzerava ogni già effimera distanza, che una carezza di mare difficilmente poteva ricalcare. Reggina e Messina, una di fronte all’altra: agli amaranto bastava un punto per l’aritmetica salvezza; il club peloritano, perdendo, però, sarebbe retrocesso.
Reggio, alle tre, si affacciava boccheggiando su una primavera pronta a diventare torrida estate. La zona antistante il campo iniziava a saturare già alle prime ore del giorno. L’importanza dell’incontro si leggeva negli occhi di ogni reggino, pronto a diventare protagonista e testimone di un evento incancellabile nella memoria cittadina. Nei bar, in fila alla posta, in farmacia. Nelle scuole. Negli uffici. Ovunque, l’unico argomento era il derby.
Coincidenze.
Un’altra: l’arbitro dell’incontro si chiamava Messina. Come una delle due squadre. Quarantatre anni e una responsabilità pesante come dieci macigni.
Il derby, che l’anno prima aveva trovato come padrone il club di Franza, in quella stagione non aveva ancora emesso un vincitore. All’andata era finita 1 a 1.
Lo stadio, inutile dirlo, era incandescente. Da un lato i ragazzi di Mazzarri, dall’altro quelli di Ventura. Dopo venti minuti il tecnico livornese deve già spendere un cambio. Fuori De Rosa, dentro Lanzaro. A margine di un primo tempo a reti bianche, la partita viene sbloccata da uno degli uomini che l’amaranto l’aveva sposato, e non a parole. Francesco Cozza, al 51’, fa scoppiare il Granillo, riempiendo Reggio di una carica improvvisa e devastante. Il Messina accusa il colpo: Nicola Amoruso fa 2 a 0 dopo pochi minuti, calpestando con cattiveria i già scaduti sogni giallorossi. Parisi viene espulso al 61’, Mazzarri al 70’. Il tecnico scende in trincea, facendosi assorbire dalla pancia del Granillo, per vivere gli ultimi, esaltanti minuti, in una commovente solitudine interiore. Rolando Bianchi, rientrato dopo mesi per un infortunio patito con l’Under 21, chiude i conti in ripartenza.
Beffa finale, la gigantesca B srotolata dalla Sud a pochi minuti dal termine. Una delle coreografie indimenticabili nella centenaria storia del club amaranto, che si stagliava fiera in faccia al silenzio dei messinesi, subissati dal coro dell’intero stadio che indicava la strada da seguire: “Serie B! Serie B!” Schillaci, nel 1989, aveva fatto perdere la Serie A diretta alla Reggina, relegando nel limbo degli incubi una bellissima cavalcata. La storia, quasi vent’anni dopo, fece il suo corso, facendo assaporare ai reggini la più dolce delle rivincite.
Di seguito, il tabellino di quell’incontro. CLICCA QUI PER LE IMMAGINI DI QUEL POMERIGGIO
Reggina: Pelizzoli, Lucarelli, De Rosa (22′ Lanzaro), Franceschini, Mesto, Paredes (46′ Biondini), Tedesco, Vigiani, Modesto, Cozza (75′ Bianchi), Amoruso. A disp. Saviano, Giosa, Missiroli, Choutos. All. Mazzarri.
Messina: Storari, Zoro, Zanchi, Rezaei, Parisi, Muslimovic, Sullo (69′ D’Agostino), Donati, Bondi (58′ Rafael), Floccari, Di Napoli. A disp. Caglioni, Innocenti, Cristante, Tummiolo, Nanni. All. Ventura.
Arbitro: Messina di Bergamo.
Marcatori: 51′ Cozza, 57′ rig. Amoruso, 76′ Bianchi.
Note. Ammoniti: Cozza (R), Sullo (M), Vigiani (R), Donati (M), Tedesco (R), Di Napoli (M). Espulsi: 61′ Parisi (M) per gioco scorretto, 70′ Mazzarri (R) per comportamento non regolamentare.
(Tratto da Rnp del 30/4/2014-Francesco Mansueto)
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