REGGIO CALABRIA. Grave perdita per lo sport calabrese. E’ scomparso l’imprenditore reggino Umberto Botti, padre del rugby calabrese. Presidente della gloriosa SS. Rugby Reggio, prima ed unica squadra a conquistare la massima serie negli anni settanta. La SS Rugby Reggio iniziò a muovere i primi passi avvalendosi di un nucleo di giovani in gran parte originari dei rioni Ferrovieri, Pescatori, Stadio, che riuscì ad infiammare una intera città . Era il periodo dell’austerity, quando gli sportivi reggini iniziarono a ritrovarsi la domenica mattina al campo del Dopolavoro ferroviario di Calamizzi. Pianeggiani, Screnci, Cunnigham, Boncoddo, Bruno Di Luia, Vacalebre, Marcari, Donovan, Enzo Bentivoglio, Gatto, Libertucci, Mimmo Spadaro, D’Agostino, Nuccio Pansera, Gori, Monacelli, Bargelli, Gigi Giordano, Diego Giordano, Di Nallo, Cristian Boccuni, Saverio Neri, Giuseppe Boccuni, Bonelli, Coppola, Artuso, Abate, Gentile, Peppe Schirinzi, Coco, Di Bartolo, sono alcuni dei nomi che portarono il rugby reggino dalla serie C attenzione nazionale.
Una squadra al cui vertice vi era Papà Umberto. Un uomo vero dai sani principi morali. Quello sport maschio lo folgorò e lo affascinò sino alla fine. Nel 2010, dopo ben 35 anni, atleti, tecnici, dirigenti di quella magica squadra, provenienti da ogni angolo d’Italia e del mondo, hanno riabbracciato il loro storico presidente. Umberto Botti, dalla panchina seguiva i suoi ragazzi con trasporto ed esperienza, infondendo ai giovani ruggers amaranto i sani valori della vita e dello sport. Galvanizzati da Papà Umberto e consci dei propri mezzi tecnici, gli amaranto divennero protagonisti di una lunga ed esaltante stagione che rimarrà indelebile negli annali del rugby come la figura del grande presidente Umberto Botti.
Comunicato stampa
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