La verità che non accontenta tutti, un futuro incerto e sospeso..di P.Romano

 

Tanto tuonò, che non piovve. Un fuoco incrociato, che ha visto la città di Reggio Calabria insolitamente unita, ha ‘suggerito’ la lunga conferenza stampa di Lillo Foti, andata in scena ieri al S.Agata. Il patron amaranto, con ritardo rispetto alle richieste invocate negli ultimi anni, ha finalmente scoperto le carte. L’analisi lucida, onesta e (quando dovuto) aspra non ha convinto ne soddisfatto i detrattori, è questo il primo risultato a sorpresa del day-after. Come se ci si aspettasse un parente di Thoir seduto al fianco di Foti, pronto a rilevare la Reggina e portarla in Champions League. Come se ci si aspettasse che, stanco da risultati sportivi deludenti e da un rapporto con la tifoseria ai minimi termini, l’addio fosse dovuto. Criticare è legittimo, distruggere è facile, costruire e presentare alternative sostenibili è la missione più complicata.

 

La fame di verità, giustamente invocata, non ha trovato sazietà nonostante un Foti loquace e aperto come raramente si era visto in precedenza. Il perchè di tale atteggiamento è da chiedere ai diretti interessati (rincorrere popolarità da quattro soldi offrendo un megafono alle chiacchiere da bar ?), intanto il fuoco è ripartito puntuale, come se nulla fosse. Gli interrogativi sono rimasti paradossalmente al loro posto (cosa resta da chiarire dopo la conferenza di ieri è avvolto nel mistero..), assieme alla ventilata ipotesi di imprenditori e sceicchi pronti a riempire di petroldollari la società amaranto. Ce ne fosse stato almeno uno, Foti e con lui tutta la città l’avrebbero accolto in modo sensato a braccia aperte. A questo punto, citando Andreotti, è lecito concludere che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Cosi però non si fa il bene della Reggina, dei tifosi che la amano, la seguono e vogliono essere informati correttamente. Cosi, non si fa bene il proprio lavoro e si corre il serio rischio di indirizzare artatamente l’opinione pubblica. Ma questa è un’altra storia…

 

La verità, dunque. Non è facile mettere ordine nei pensieri di un Foti evidentemente turbato e confuso, stimolato in molteplici direzioni. Sul futuro economico e sportivo della Reggina, fattore in cima agli interessi dei tifosi e di chi tiene alla società, il patron amaranto non è stato cristallino in quanto a garanzie. Forse impaurito da quanto successo nelle ultime settimane (garanzia di una iscrizione in Lega Pro dichiarata ai nostri microfoni e poi smentita dalle parole di ieri) il patron amaranto non se l’è sentita di dare certezze. L’analisi limpida e amara sui mancati ricavi non consentiva, a meno di voler mentire, di fare altrimenti. Gli sponsor se la danno a gambe levate, il mercato è lontano anni luce dagli splendori passati, lo stadio ‘Granillo’ non genera introiti (da qui l’idea di un impianto di proprietà) e di eventuali acquirenti nemmeno l’ombra. Non serve Pitagora per dedurre che zero più zero più zero, non fa cento. Per accertarsi che in questo caso Foti racconti la semplice e pura verità basta guardare la situazione del calcio italiano e delle società nostrane, tutte (salvo rare eccezioni) sull’orlo del collasso economico e in attesa che arrivi la manna dal cielo, sotto forma di investitori stranieri o cessioni di mercato particolarmente fruttuose.

 

L’imminente retrocessione in Lega Pro sarà la goccia che rischierà di far traboccare cento anni di storia nell’oblio che negli ultimi anni ha inghiottito decine e decine di società. Grazie al S.Agata e le plusvalenze generate con i giocatori usciti dal settore giovanile, il cammino verso il patibolo è stato rinviato fin dove possibile. Ovvero sino a ieri, quando un Foti ancora con la fervida fantasia tipica dei temerari, ha detto di avere già pensato alle contromisure per affrontare un momento delicatissimo. Ad oggi, sembra essere l’unico appiglio tra la società amaranto e il fallimento. Ancora Foti dunque è l’unica alternativa possibile, ma non per questo disperata o da boicottare. I risultati ottenuti nei primi 25 anni di presidenza non costituiscono un ‘condono’ eterno ma sottintendono capacità manageriali e l’idea che ripartire, con sacrifici e scelte dolorose, è possibile. In attesa sempre di fantomatici acquirenti. Astenersi perditempo però: con la storia della Reggina non si scherza….

 

pa.rom. – rnp