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Nel cuore di ogni calciatore c’è sempre una partita che non si vorrebbe giocare, una sorta di veleno dell’ex al contrario. Padova-Reggina ne riassume i connotati ideali per Fulvio Simonini, sinceramente affezionato con la stessa intensità alle due sponde. A RNP, l’indimenticato ex amaranto ammette che non giocherebbe una partita simile anche per altri motivi: “Il pallone peserà un quintale, non vorrei essere nei ventidue che domenica scenderanno in campo. Da calciatore ho sempre odiato questo tipo di gara, troppo legato alla tensione nervosa. Le giocate più semplici diventano ostacoli insormontabili”. Novanta minuti e una stagione sul piatto della bilancia, inutile fare calcoli: “Il pareggio sarebbe un doppio suicidio perfetto. A entrambe serve soltanto la vittoria, il tempo delle chiacchiere è finito. Personalmente credo che chi uscirà sconfitto all’Euganeo sarà condannato alla retrocessione”.
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Senza peli sulla lingua. Con onestà e un pizzico di amarezza, Simonini analizza il momento più che complicato di Padova e Reggina. Si parte dai veneti, reduci dalla traferta di La Spezia: “Due punti gettati al vento, è lo specchio della stagione della formazione biancoscudata. Dispiace dirlo, ma la società ha fatto disastri. Il mercato è stato sbagliato sia in estate che a gennaio, l’organico si è rivelato poco qualitativo“. In panchina diversi avvicendamenti, proprio come in riva allo Stretto: “Errata anche la gestione della guida tecnica. Scelta una precisa filosofia con Marcolin, è stata gettata nel cassetto dopo poche giornate. Preso Mutti, evidentemente agli antipodi rispetto al suo precedessore, si è optato per una nuova virata con Serena, più simile a Marcolin e quindi arrivato con qualche mese di ritardo”.
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Poco dolce con il Padova, Simonini non ‘risparmia’ nemmeno la Reggina. Un Granillo (o vecchio Comunale) negli anni di gloria caldo di passione e vero dodicesimo uomo in campo, si è trasformato in una cattedrale nel deserto: “Provo enorme tristezza nel vedere in televisione le partite interne degli amaranto, stento a credere in uno stadio cosi vuoto. Ai miei tempi i tifosi ci accompagnavano verso la vittoria, adesso credo ci sia uno scollamento evidente tra l’ambiente e la società “. In tempi non sospetti (prima della gara di andata), Simonini aveva già evidenziato le lacune in casa amaranto: “L’organico allestito non mi ha mai convinto, purtroppo i fatti mi hanno dato ragione. La squadra non si è rivelata all’altezza di una società e un ambiente cosi importanti, a maggior ragione in una stagione unica come quella del Centenario”.
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Pa.rom. – rnp
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