La bella giovinezza centenaria della Reggina sembra fuggire via. Le ultime sconfitte con Crotone ed Empoli hanno aggravato una situazione che si trascina tristemente dall’inizio del campionato. In un momento cosi delicato, per la storia ancor più che per l’attuale stagione, abbiamo voluto soprassedere sulle ultime prestazioni della squadra, che in altri tempi sarebbero state commentate con la dovuta durezza. Una Reggina che prima della speranza aveva ridato orgoglio si è accartocciata su sè stessa, subendo in 70 minuti (gli ultimi 30 di Reggina-Crotone e i primi 40 di Empoli-Reggina) 8 reti, un record difficilmente ripetibile. Poco utile in questo momento sottolineare lo smarrimento evidente e il nuovo crollo, analogo a quello che aveva portato una barca alla deriva nelle mani di Gagliardi e Zanin. Obbligatorio guardare alla prima versione amaranto dell’ultima gestione tecnica, quella positiva e incoraggiante. Servirà la Reggina vista a Bari o contro il Lanciano per battere il Modena, i tre punti sono l’unica via per evitare di imboccare con discreto anticipo il viale del tramonto.
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Si può nascondere la polvere sotto al tappeto, l’esercizio però non comporta alcun vantaggio. Per questa ragione, evidentemente, Lillo Foti ha deciso di uscire allo scoperto. Non si è spenta l’eco per l’intervista rilasciata dal patron amaranto ai nostri microfoni (clicca qui) all’indomani della sconfitta di Empoli. Limpidi i concetti espressi da Foti, quello che spesso gli è stato rimproverato (la mancata chiarezza) in questo caso è totalmente esplicato. La Reggina deve aggrapparsi al presente più che mai, perchè del proprio futuro non ha certezza. Questa testata, attraverso vari editoriali, messaggi d’affetto ma anche critiche costruttive, ha in qualche modo ‘anticipato’ le parole di Foti, affermando sin da gennaio che sul piatto della bilancia c’è molto più di una semplice salvezza nel campionato cadetto.
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Scansare la retrocessione non avrebbe soltanto lo scopo di evitare lo smacco nell’anno del Centenario, ma permetterebbe invece di sottrarsi a pericoli ben più consistenti. Legati ad una bandiera sventolata con orgoglio per 100 anni e spiccioli. La Reggina, fa male dirlo e ancor più pensarlo, in caso di retrocessione rischia seriamente di non passare dal Purgatorio Lega Pro, ma dall’ Inferno. L’amara chiarezza di Foti è servita per far aprire gli occhi a chi forse preferiva tenerli bendati. Non hanno alcun motivo di esistere partiti e fazioni, dietrologie e retropensieri. Mai come in questo momento passato e futuro hanno avuto importanza cosi risibile rispetto al presente. C’è soltanto una bandiera a cui aggrapparsi, per continuare a vederla sventolare…
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pa.rom. – rnp
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