Ultimi giorni di calciomercato, la fibrillazione è ai livelli di guardia. Il presidente Foti, alle prese con il nodo “dissidenti”, cerca in tutti i modi di piazzare i giocatori in esubero, che da giorni ormai vivono da separati in casa in attesa di quel 31 agosto che tutto chiuderà, nel bene o nel male. Negli ultimi giorni qualcosa si è mosso: prima il gesto nobile e affettuoso di Bonazzoli, che ha accettato di dimezzarsi lo stipendio per venire incontro alle difficoltà societarie, poi la cessione di Vigiani alla Carrarese, uno stipendio in meno per Foti, ossigeno allo stato puro per le sciupate casse societarie. Di tutti i giocatori attualmente fuori rosa Brienza e Joelson sembrano i due più vicini a seguire l’esempio di Bonazzoli, l’accordo però non è ancora stato trovato. Per Brienza c’è da sperare in un accordo a breve, fondamentale sarebbe la permanenza dell’attaccante ischitano, un salto di qualità da non sottovalutare.
Altre situazioni giacciono stazionarie come iceberg: di Valdez, Halfredsson e Tedesco non si hanno notizie recenti, e parliamo di tre stipendi tutt’altro che leggeri. La condizione, lo sanno ormai pure i muri, volge al drammatico. La Reggina è prigioniera di alcuni contratti, di se stessa quindi: gli errori commessi in passato travolgono come uno tsunami un presente che avrebbe immenso bisogno di serenità e chiarezza. In città inizia a serpeggiare nervosismo, non si accetta che la storia di una società sia messa in discussione da sei o sette giocatori che si mettono di traverso, rifiutando cessioni e decurtazioni come se piovesse. Se da un lato ci sono dei contratti firmati e controfirmati da rispettare, dall’altro è lampante che questo ostruzionismo non fa bene a nessuno.
Dieci giorni appena al gong, dieci giorni in cui la storia si può fare, o disfare. L’attesa per il futuro, i nuvoloni che sovrastano S.Agata rischiano di far passare in secondo piano un campionato ai nastri di partenza. Reggio Calabria non è terra di Waka waka, il tormentone dell’estate è una canzone di Massimo Ranieri, si intitola “Perdere l’amore”, brano del 1988. Perdere l’amore, la passione, è tutto quello che i tifosi scongiurano, le preghiere hanno un’unica destinazione. La prima strofa del brano in questione poi, sembra uscita dalla penna del presidente Foti, parole che non hanno alcun bisogno d’interpretazione: “e adesso, andate via, voglio restare solo…”, i tifosi si uniscono in un coro da stadio. A qualcuno saranno fischiate le orecchie…
Pasquale Romano
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