L’anima vola. In una Reggina che fu dogma inderogabile, con l’undici base scandito come uno scioglilingua dai tifosi amaranto, Mariotto era tra i protagonisti principali. Le scorribande sulla fascia erano il pane quotidiano del centrocampista veneto, presente in riva allo Stretto in tre distinte occasioni: “Sono arrivato alla Reggina a 20 anni, con tutte le incertezze che un giovane calciatore può avere. Ho giocato l’ultima gara in amaranto a 29 anni, con la fascia da capitano e festeggiando il ritorno in B. I ricordi più belli e gli anni migliori della mia carriera sono senz’altro legati alla Reggina“. Un solo rimpianto, che si perde nella memoria densa di momenti significativi, strettamente connessi alle qualità morali di un gruppo: “La fame di risultati e l’attaccamento alla maglia, erano questi i valori di quella squadra. Mi fa piacere che i tifosi ancora si ricordino di quella Reggina, Scala ha meravigliosamente guidato una squadra di lottatori, che in campo non si è mai tirata indietro. Abbiamo reso orgoglioso un popolo, in un momento di enorme difficoltà sociale (il triste riferimento è alla guerra di mafia, ndr). Mi dispiace soltanto di non aver giocato in serie A con la maglia amaranto”.
Â
Lo spirito battagliero di una Reggina che fu, Mariotto lo rivede, in germe, nel gruppo ereditato dalla ‘strana coppia’ Gagliardi-Zanin: “La squadra da qualche settimana è animata da un carattere rinnovato, determinato e combattivo. E’ questa la strada giusta. Ottenere la salvezza non sarà affatto semplice ma con l’aiuto dei tifosi tutto è possibile. A tal proposito, è stato mortificante vedere i numerosi supporters del Trapani ‘ammutolire’ il Granillo, sino a qualche anno fa non sarebbe mai stato possibile“. L’ex direttore sportivo della Salernitana si fida ciecamente dello staff tecnico che, tra la sorpresa generale, ha ereditato la squadra da Atzori e riportato convinzione e speranza: “Le qualità di Zanin forse non sono ben conosciute, io però so quanto è preparato, tatticamente e non solo. Le capacità motivazionali di Gagliardi fanno il resto, la Reggina è in ottime mani. Le difficoltà del girone d’andata? Credo siano figlie di un valore generale dell’organico non eccelso, che si è rivelato qualitativamente inferiore rispetto alle previsioni iniziali”.
Â
Il Centenario amaranto è scivolato via con un filo di tristezza, legato alle difficoltà attuali che hanno indotto la società a ‘sospendere’ i festeggiamenti: “Non capita tutti i giorni di poter celebrare una ricorrenza simile, credo la si debba onorare a prescindere dalla stretta attualità . Ovviamente auguro alla Reggina di poter festeggiare doppiamente a fine campionato, la retrocessione sarebbe un dramma sportivo e sociale. Non bisogna dimenticare le figure illustri, fuori e dentro dal campo, che hanno arricchito la storia di questa società “. Aria d’Europa. Dopo l’esperienza da direttore sportivo della Salernitana, Mariotto guarda con curiosità e interesse all’estero: “Viaggio e mi aggiorno, seguo con particolare attenzione i campionati di Germania e Svizzera. Purtroppo l’Italia in questo momento si trova parecchio indietro, sia a livello di strutture che di norme, basti pensare ai paradossali casi che coinvolgono Cagliari e Bari. Episodi simili negli altri paesi non sarebbero concepibili, cosi infanghiamo la nostra reputazione agli occhi di chi ci segue da fuori. Il mio futuro? Dopo aver staccato la spina ho voglia di rimettermi in gioco. Potrebbe essere in Svizzera, al San Gallo, società che ha idee e potenzialità ”.
Â
pa.rom. – rnp
Â
Commenti