In materia di calcio siciliano, Francesco La Rosa può essere considerato un luminare. Per lui stagioni da protagonista a Palermo, Messina (in giallorosso anche impegni dirigenziali) e Licata. Nella stagione 1990-1991, dopo essere stato una delle massime rivelazioni in Serie B (secondo nella classifica marcatori), arriva a Reggio Calabria insieme a Cerantola: la coppia, l’anno prima, aveva fatto grande il Licata. In amaranto, però, tanta sfortuna, materializzatasi in una serie di infortuni e, soprattutto, in una amara retrocessione.
Innanzitutto, Francesco La Rosa oggi…
“Attualmente sono fermo, fino a giugno non sono previsti nuovi impieghi. Ho ricoperto il ruolo di responsabile dell’area tecnica del Messina per un anno, mentre adesso sto aspettando la prossima stagione”.
Il calcio vissuto a trecentosessanta gradi, in campo e dietro la scrivania: cos’è più difficile?
“Assolutamente i ruoli dirigenziali (sorride, ndr). Da calciatore pensi esclusivamente a giocare, mentre dietro una scrivania i compiti e le responsabilità si moltiplicano. È in un certo qual modo più problematico”.
Il calcio siciliano, nel particolare, lo conosce benissimo. Questo week-end Reggina-Trapani, da un lato una squadra in risalita, dall’altro una sorpresa.
“Seguo sempre con particolare affetto la Reggina. Mi sono trovato bene e mi considero molto legato a Lillo Foti. Colgo l’occasione di mandare un caro saluto sia a lui che a tutti i tifosi amaranto, ed in particolare ai fratelli Praticò. Mi dispiace quando leggo che le cose non girano nel verso giusto, ma ho fiducia perché nelle ultime settimane la squadra è in crescita. Ora la seguirò più da vicino perché c’è Zanin, che è stato mio compagno di squadra. Consiglio di stare attenti, perché il Trapani si esprime meglio fuori casa, e questo fa capire il potenziale. Sorpreso? No, niente affatto. Mi aspettavo un campionato così importante, dietro il Trapani c’è una società in salute, e in più ci sono figure competenti come Faggiano e Boscaglia. Il gruppo, poi, sta insieme ormai da anni, quindi alcuni automatismi vengono naturali. Credevo molto in Mancosu e anche lui si sta confermando un ottimo attaccante”.
Zanin calciatore e Zanin allenatore: quanto può dare alla Reggina?
“Francamente non so, ma ho fiducia. Calciatore e allenatore sono due ruoli abbastanza distanti, stare in panchina è la cosa più difficile di tutte e, necessariamente, si è indotti a cambiare. Ho il ricordo, comunque, di un ragazzo d’oro, al quale ero particolarmente legato, anche se abbiamo giocato insieme solo per tre mesi. Dal punto di vista umano, insieme a Gagliardi, la Reggina è in buone mani”.
Stagione difficile per la Reggina. Era lecito attendersi di più?
“Purtroppo sì. Mi aspettavo di vederla almeno a metà classifica, e le prestazioni, in avvio, non erano affatto deludenti. Ho visto qualche partita, con Atzori la squadra si esprimeva bene. La Serie B è un campionato difficile, quando le cose non girano è difficile uscire dalle posizioni di bassa classifica. Mando comunque il mio in bocca al lupo, con la speranza che nell’anno del Centenario si possa mantenere la categoria”.
Cambiando categoria, due squadre a cui lei è particolarmente legato stanno facendo fatica: Messina in Seconda Divisione, Licata in Serie D.
“Sono due spine nel cuore. Il calcio sta subendo continue trasformazioni, e già da quando ero calciatore io è cambiato molto. Ormai esiste solo la Serie A, un po’ la Serie B. Più si scende, più si incontrano difficoltà gestionali. Se non ci sono imprenditori dietro, è difficile fare calcio. Lo Monaco, a Messina, secondo me sperava nell’arrivo di figure nuove in dirigenza. Lui è un bravissimo direttore sportivo, ma non un presidente. E senza aiuti non si possono fare cose importanti, avrebbe bisogno di qualche imprenditore e del supporto della piazza. Così come il Licata. È brutto vederlo così in basso. Sono rimasto molto legato alla città, e vivo con dispiacere questa triste situazione”.
Si torna indietro nel tempo. Stagione 1990-1991, un anno maledetto…
“Sì, per me e per la squadra. Mi sono fatto male nel derby col Messina e sono rimasto fuori praticamente fino a marzo. Non ho potuto dare il mio contributo in una stagione sfortunata. Come dicevo prima, la Serie B è un campionato dove, se le cose non girano, rischi di non venirne più fuori. Sei rincorso dall’ansia di fare risultato, e il più delle volte si finisce con lo sbagliare. Come quell’anno, appunto…”.
Francesco Mansueto – Reggionelpallone.it
(foto: biancoscudata.com)
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