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Lettera aperta a Mister Atzori
C’é un non so che, nei tuoi occhi, di familiare, mister. Assomigliano tanto ai nostri. Anche a quelli di chi non ci crede più. Parli di tempo. Ma sai che non ne abbiamo più tanto. Vorresti arare il campo con i denti. Come noi d’altronde. Ma non giochiamo né noi, nè tu purtroppo.
Ma sei tornato di fianco a noi. E ci risentiamo meno soli, adesso. Confidiamo nella tua forza. Quella che hai sempre avuto. Per farli uscire allo scoperto, ma non gli avversari, no… Ma i nostri baldi giovanotti in mutande da calcio amaranto, quelli che si guardano la partita insieme a noi seduti sulle spine a catena della nostra sedia elettrica dello stadio o del salotto.
E ripartiamo,…o meglio…li farai ripartire. Stando coperti, allineati e fiondanti. Ognuno per la sua parte, come vipere assatanate, pronte, fulminee, a colpire, a mordere, per poi rintanarsi e diventare difficile a essere stanate e colpite, e poi ripartire come fulmini di nuovo in un giro senza fine,sfiancante e sfinente da qui fino alla fine di quest’incubo sportivo. Devono poterlo fare le motivazioni e la rabbia che sei ritornato ad insegnare. A questi ragazzotti senza nerbo. Prima ancora di parlar loro di tattica.
Fatti guardare gli occhi, prima ancora di parlar loro. Guardando i tuoi, conosceranno i nostri e capiranno quanto sono sperduti i loro. Comprenderanno perché perdono tutte le partite. Non fanno paura a nessuno. Prova a spiegargli questo mister…..ma tu lo sai bene….tu appartieni ad un storia in cui le partite si vincevano con gli occhi…con i vostri così simili ai nostri.. Forza Mister, andiamo a riprenderci il nostro vessillo, e portiamolo via da dove lo stanno strapazzando, riportiamolo al Granillo e sventoliamolo orgogliosi come una volta, noi gladiatori amaranto, disposti nel nostro teatro di “guerra”, con disposizione a testuggine, uno per tutti e tutti per uno….a difendere la dignitá e l’orgoglio di una cittá e di una gente che non attende altro che un tuo cenno per … “scatenare l’inferno…sportivo”…
Chi non capisce questo, a tutti i livelli, dai giornalisti ai tifosi, dai giocatori ai dirigenti, non conosce calcio e non conosce storia amaranto. Non comprende di spessore umano e non mastica di chiarezza e lealtá, sportiva e umana. Ma questa è un’altra storia. Da insegnare e imparare sui banchi di scuola ordinaria e scuola calcio. Tu, Mister, sei uno di noi, dovunque andrai. Altri non saranno mai nè uno, nè nessuno di noi. Bando alle mie ciance, Mister. Siena kaputt. Forza Reggina.
Umberto Danieli
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