{source}
<object width=”550″ height=”120″ data=”dati/media/adv/banner_frascati.swf” type=”application/x-shockwave-flash”> <param name=”src” value=”dati/media/adv/banner_frascati.swf” /> <param name=”wmode” value=”transparent” /> <param name=”base” value=”/” /> <param name=”name” value=”banner_frascati.swf” /> </object> </p>
{/source}
Da oggi, fino alla gara con il Padova, eviteremo di pubblicare editoriali e punti di vista della Redazione, in merito al momento della Reggina. Dopo quanto visto a Latina infatti, sarebbe troppo facile e scontato muovere critiche a chiunque. Niente analisi calcistiche, niente considerazioni inerenti l’aspetto caratteriale, anche perchè al Francioni di Latina, in entrambe le direzioni, non si è visto assolutamente nulla. La Reggina sta vivendo un autentico psicodramma, che rischia di portare la squadra della nostra città verso un nuovo baratro. Una crisi evidente, dalla quale bisogna uscire adesso, perchè non c’è più domani.
In questo momento, preferiamo lasciare un segno tangibile di cosa significhi amare questi colori. Uno spunto di riflessione sereno, ma allo stesso tempo carico di ‘rabbia positiva’, che speriamo arrivi a chi di dovere. Quando non riesci a trovare nulla di positivo o di rassicurante in ciò che stai vivendo, gli stimoli per ripartire e gli insegnamenti per costruire un domani diverso, si possono trovare nel passato. Da parte nostra dunque, ci limitiamo a pubblicare un passaggio dell’intervista rilasciataci nel giugno 2012, da uno dei grandi ‘gladiatori’ di quel passato che fece innamorare tutti. Il suo nome è Maurizio Raggi, fiero combattente della Reggina di Nevio Scala. Non c’è bisogno di aggiungere altro…
…In città si respirava un’atmosfera incredibile, quasi magica, ed ognuno di noi, prima di essere un giocatore, si sentiva un tifoso della Reggina, un sostenitore accanito di tutto ciò che essa rappresentava. In ogni partita, in ogni angolo d’Italia, scendevamo in campo per la nostra città : è vero, c’erano tante squadre che tecnicamente ci erano superiori, ma noi avevamo l’anima dei combattenti, ed eravamo un gruppo così unito, che non basterebbero mille parole per descriverlo. Davamo e prendevamo un sacco di botte, e ad ogni colpo ricevuto, la grinta e l’attaccamento diventavano ancora più forti. L’aspetto fondamentale non era vincere o perdere, ma un qualcosa di molto più profondo: quella Reggina sentitva dentro l’obbligo di tornare a casa stremata dalla fatica, perchè nessun tifoso, nessun cittadino di Reggio doveva pensare che avevamo tradito la sua fede, che non avevamo fatto abbastanza, che non avevamo rispettato la maglia fino all’ultima goccia di sudore. Il peso dei colori, lo sentivamo addosso anche con la semplice casacca d’allenamento: persino una normale partitella, diventava un appuntamento in cui dare il massimo di noi stessi, senza mai rilassarsi. Restando a quel gruppo meraviglioso, quando sono andato via da Reggio per un pò di tempo ho sentito spesso alcuni compagni, in particolar modo Lunerti ed Armenise: poi, le vicissitudini ed i vari impegni che la vita di mette di fronte hanno fatto si che i contatti si perdessero, ma la memoria non cancellerà mai nessuno di quei ragazzi. Maurizio Raggi, 16 giugno 2012
reggionelpallone.it
Â
Â
Â
Â
Â
Commenti