Esperienza e umiltà al servizio della squadra. Tornato in serie B dopo cinque anni nel massimo campionato vissuti con la maglia del Parma, Stefano Morrone ha da subito indossato i panni del leader. Da pochi giorni trentacinquenne, a dispetto dell’età il centrocampista calabrese è il faro del Latina di Breda. La prossima sfida con la Reggina ha il sapore del derby, è un retrogusto amaro datato 2002…: “Ho giocato soltanto una volta contro gli amaranto, nel febbraio del 2002. Fu una gara combattuta e intensa, come spesso accade nei derby. Ricordo lo stadio pieno, i tifosi trascinarono la Reggina alla vittoria. Jiranek segnò il gol partita, da cosentino posso dire che venerdi potrò prendermi la rivincita dopo undici anni.. ”. L’amore per i colori rossoblù non è svanito, il Cosenza dopo nove giornata comanda il campionato di Seconda Divisione: “Seguo con attenzione le vicende del Cosenza, ha iniziato alla grande e spero possa continuare cosi. Dal prossimo campionato ci sarà un girone unico in Lega Pro, mi auguro di poterlo rivedere presto in serie B. Da buon calabrese auspico il meglio anche per Catanzaro, Crotone e Reggina”.
La formazione amaranto però venerdi sarà un avversario, Morrone è pronto a battagliare in mezzo al campo: “Ho visto Reggina-Pescara, la formazione di Castori ha disputato un buon primo tempo. A inizio ripresa c’è stato un black-out pagato a caro prezzo, le qualità della squadra non sono pari all’attuale classifica”. Lontano da ambizioni e aspettative, la Reggina si ritrova nelle ultime posizioni. Difficile capire le motivazioni di un avvio stentato, Morrone però sa cosa serve per volare alto…: “Non giocavo in B dal 2009 (promozione ottenuta con la maglia del Parma, ndr), ho ritrovato un campionato molto livellato. Ogni settimana può succedere di tutto, sono stimoli e motivazioni a fare la differenza. Puoi anche avere nomi altisonanti in organico, ma se non corri e combatti non vai da nessuna parte”. Uomo cardine e guida dello spogliatoio nerazzurro, Morrone e l’alter ego di Colucci e Di Michele in casa amaranto. Per aiutare i giovani a crescere, non servono tante parole: “Anche a Parma ero il capitano, so cosa significa avere la responsabilità di un gruppo e questa funzione mi gratifica. Reputo più importante il campo rispetto ai discorsi. Si deve dare l’esempio tutti i giorni, negli allenamenti e in partita, e far capire ai giovani che per arrivare in alto servono spirito di sacrificio e determinazione ”.
L’entusiasmo del Latina, promosso in B la scorsa estate per la prima volta nella sua storia, ha convinto Morrone a scendere nuovamente di categoria: “Sinceramente pensavo di chiudere la carriera al Parma, lì mi sento a casa. La scorsa stagione però ho giocato poco, avvertivo la voglia di tornare protagonista, di sentire nuovamente le indescrivibili emozioni che il campo regala. Tra tante proposte ho accettato quella del Latina perché qui c’è un progetto serio e voglia di crescere”. Passata da Auteri a Breda, la formazione laziale ha visto ribaltare il proprio rendimento: “La squadra è stata costruita nelle ultime settimane di mercato, ai nastri di partenza non eravamo pronti. Breda è stato bravo a capire dove bisognava intervenire, aiutato da un gruppo che con il passare delle giornate ha iniziato a capire le proprie potenzialità. Non ci illudiamo, guardiamo alla salvezza senza fare troppi voli con la fantasia”. Si può guardare al futuro in campo, anche se da pochi giorni si è soffiato su trentacinque candeline: “Sino a quando starò bene, voglio continuare a giocare. Ho altri due anni di contratto con il Parma, dovrò scegliere se tornare in Emilia o giocare altrove”.
Pasquale Romano – rnp
foto: latina24ore.it
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