Una storia che sembra ripetersi, un talismano che in futuro i commissari tecnici della nazionale italiana dovranno ricordare di portar con loro. Nel trionfo europeo dell’Italia c’è anche l’impronta della Reggina, una doppia firma rappresentata da Giovanni Di Lorenzo, titolare dalla seconda partita fino alla finale di Wembley, e Francesco Acerbi, in campo solo in alcune gare, preziosa alternativa per la coppia centrale titolare.
Un figlio del Sant’Agata e un calciatore passato giovane da Reggio Calabria, dove in una sola stagione ha lasciato il segno. L’identikit dei novelli campioni d’Europa Di Lorenzo e Acerbi, si sposa appieno anche con i loro predecessori. Sì, perché anche nell’ultimo trionfo italiano al Mondiale del 2006, il C.T. Marcello Lippi poteva contare su due ex Reggina: Simone Perrotta, cresciuto in riva allo Stretto, e Andrea Pirlo, che in amaranto giocò il suo primo grande campionato da protagonista in Serie A.
Un salto indietro nel tempo, alla precedente festa Azzurra: è il 1982, l’Italia batte la Germania Ovest (finale l’11 luglio, come questa volta) e diventa Campione del Mondo. Il C.T. Enzo Bearzot porta con sé, tra i 22 convocati, Franco Causio, protagonista con la maglia della Reggina nella stagione 1968/1969, e Gianpiero Marini, passato da Reggio Calabria un paio di anni dopo il Barone, a inizio anni ’70.
Da sottolineare come anche nel successo europeo del 1968 ci fosse un pizzico di amaranto: l’allora Capo Delegazione della Nazionale (per intendersi, il ruolo attualmente rivestito da Gianluca Vialli) era il presidente della Reggina Oreste Granillo.
1982, Causio e Marini; 2006, Perrotta e Pirlo; 2020 (2021), Acerbi e Di Lorenzo. La storia si ripete ancora una volta.
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