Molto più di una semplice squadra, molto più di un semplice (ex) portiere. Il legame tra Emanuele Belardi e la Reggina è di quelli forti, indissolubili, veri. Il senso di appartenenza del ”ragazzone” di Eboli nei confronti della maglia amaranto rientra tra quelle storie che fanno bene al calcio. Anzi, che ne esaltano il valore testimoniandone l’essenza. Ma non è di certo una sorpresa. Con i guantoni in mano, nel ruolo di dirigente o da ‘semplice’ tifoso, l’ex portiere amaranto ha sempre manifestato il suo attaccamento a Reggio e la Reggina, che lo hanno accolto quando era ragazzino e lo hanno visto appendere gli scarpini al chiodo da uomo.
Ai microfoni di Gran Hotel Calciomercato, il 43enne campano ha svelato qualche retroscena di mercato, in particolar modo legati a Inter, Juventus e Reggina. Quella nerazzurra, dopo la prima salvezza nel 2003 con i calabresi, fu una chance perduta, ma con la speranza pur sempre accesa per il futuro: “La società aveva parlato con il mio agente – racconta a GHC –cercavano un secondo portiere giovane da affiancare a Toldo, ma poi non se ne fece nulla. Rimasi convinto che il treno per una grande squadra fosse ormai passato“. Tre anni dopo il ‘treno Juve‘, come un fulmine a ciel sereno: “Ero al mare e non sapevo ancora in quale squadra avrei giocato l’anno successivo. Poi vidi una chiamata del mio agente e credetti fosse arrivata qualche offerta importante dalla Serie B”. ”Emanuele, c’è la Juve!”, “Come, la Juve?”. ”Quando mi parlarono per spiegarmi il mio ruolo non esitai un secondo. Buffon sarebbe stato impegnato spesso con la Nazionale, così cercavano un profilo più esperto e che già conosceva la categoria da affiancare al secondo Mirante”. Â
Nel 2015, infine, l’atto d’amore nei confronti della Reggina dopo l’esperienza in India al Pune City: “Sono tornato per un discorso di riconoscenza alla società nella quale ero cresciuto. C’era una situazione molto difficile, eravamo in Lega Pro e abbiamo rischiato la retrocessione. Avevo anticipato alla mia famiglia e ai miei amici che se ci fossimo salvati avrei smesso, e così è stato. Era il 2015 e ho chiuso la carriera dove l’avevo iniziata vent’anni prima, nel 1995“.
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