La Storia degli Europei di calcio: RNP racconta in 15 puntate gli eventi, le imprese e i protagonisti della più prestigiosa competizione continentale per nazioni, dagli albori fino all’ultima edizione datata 2016, alla vigilia della 16^ edizione.
PORTOGALLO 2004
PRIMA FASE – L’organizzazione della dodicesima edizione degli Europei venne assegnata al Portogallo, che in quanto padrone di casa venne inserito direttamente tra le sedici finaliste. Format confermato dall’UEFA rispetto alle due precedenti edizioni per quanto riguarda la fase finale, cambiò la modalità di qualificazione: 50 le nazionali in gara, suddivise in 10 raggruppamenti da 5 squadre ciascuno; la prima di ogni girone ottenne l’accesso alla fase finale, gli altri cinque posti disponibili se li contesero le seconde classificate con degli agguerriti spareggi.
QUALIFICATE – Ad accedere alla fase finale di Euro 2004 furono: Portogallo, organizzatore dell’evento, Francia (prima classificata del Gruppo 1 davanti a Slovenia, Israele, Cipro e Malta), Danimarca (Norvegia, Romania, Bosnia e Lussemburgo), Repubblica Ceca (Olanda, Austria, Moldavia e Bielorussia), Svezia (Lettonia, Polonia, Ungheria e San Marino), Germania (Scozia, Islanda, Lituania e Far Oer), Grecia (Spagna, Ucraina, Armenia e Irlanda del Nord), Inghilterra (Turchia, Slovacchia, Macedonia e Liechtenstein), Bulgaria (Croazia, Belgio, Estonia e Andorra), Italia (Galles, Serbia&Montenegro, Finlandia e Azerbaijan) e Svizzera (Russia, Irlanda, Albania e Georgia). A queste si aggiunsero le cinque seconde classificate vincitrici degli spareggi: Croazia (la quale eliminò la Slovenia), Lettonia (Turchia), Olanda (Scozia), Russia (Galles) e Spagna (Norvegia).
L’ITALIA – Prima classificata del Gruppo 9, la nazionale Azzurra guidata da Giovanni Trapattoni era reduce dalle delusioni marchiate a fuoco dai Golden Gol della Francia, nella finale della precedente edizione, e della Corea del Sud, ai Mondiali asiatici di due anni prima. Partenza balbettante per l’Italia che dopo il successo in Azerbaijan per 2-0, venne bloccata sul pari casalingo dalla nazionale di Serbia&Montenegro (nuovo nome della Jugoslavia), perdendo a sorpresa in Galles per 2-1. Con i gallesi a punteggio pieno dopo quatto incontri, la rimonta di Cannavaro e compagni iniziò dal match successivo: doppio 2-0 inflitto alla Finlandia prima di affrontare nuovamente il Galles, che nel frattempo aveva incassato il primo stop dai serbi; a Milano, tripletta di Pippo Inzaghi e penalty di Del Piero per un 4-0 senza appello. Azzurri avanti di un punto in classifica e nel penultimo turno un doppio 1-1, dell’Italia a Belgrado e del Galles in casa contro la Finlandia, lasciò tutto invariato. Nel turno conclusivo, la nazionale di Trapattoni avrebbe dovuto vincere per essere sicura del primato e così fu: il 4-0 contro l’Azerbaijan firmato da Vieri, Di Vaio e la doppietta di Inzaghi, nella partita disputata l’11 ottobre 2003 allo stadio “Granillo” di Reggio Calabria (nell’immagine di copertina, la coreografia pre-gara), portò l’Italia alla fase finale, traguardo che sarebbe stato tagliato anche in caso di sconfitta vista l’ennesima caduta gallese contro Serbia&Montenegro.
FASE FINALE – Il 12 giugno 2004 prese il via l’Europeo con la gara inaugurale giocata ad Oporto, valida per il Gruppo A, tra i padroni di casa e la Grecia. Favorito dal pronostico, il Portogallo cadde inaspettatamente per 2-1 davanti ai cinquantamila del “Do Dragao” ammutoliti dai gol di Karagounis e Basinas, inutile il guizzo di Ronaldo al 90′. Nell’altro incontro successo di misura per la Spagna contro la Russia, quest’ultima sconfitta anche nel turno seguente dai lusitani per 2-0, mentre i greci imponevano il pari agli spagnoli. Gli ultimi 90′ videro il derby iberico vinto dal Portogallo per 1-0 grazie a Nuno Gomes, risultato che rese indolore la sconfitta della Grecia contro la Russia, dato che gli ellenici ottennero il secondo posto a discapito della Spagna per il maggior numero di reti segnate, a parità di punti, negli scontri diretti e nella differenza reti.
Nel Gruppo B i campioni in carica della Francia ottennero il primato del girone battendo l’Inghilterra, all’esordio per 2-1 con una clamorosa doppietta di Zidane oltre il 90′ a ribaltare la rete di Lampard, pareggiando 2-2 con la Croazia e vincendo contro la Svizzera per 3-1. Secondi gli inglesi, che dopo la beffa del primo incontro piegarono gli elvetici 3-0 e i croati per 4-2.
Nel Gruppo C l’Italia visse una delle sue beffe storiche. Gli Azzurri fecero 0-0 all’esordio contro la Danimarca mentre la Svezia rifilava un 5-0 alla Bulgaria; nel secondo match Cassano portò l’Italia avanti con gli svedesi ma un rocambolesco gol di Ibrahimovic a pochi minuti dalla fine sancì un altro pari, mentre i danesi si imponevano sui bulgari per 2-0. Calcoli alla mano, per passare il turno sarebbe servita la vittoria contro la Bulgaria e un risultato qualsiasi nel derby scandinavo, fatta eccezione per il pareggio con almeno due reti a testa o più. A fatica, a Guimaraes l’Italia batté in rimonta la Bulgaria con le reti dell’ex Reggina Simone Perrotta e ancora di Cassano, quest’ultima in pieno recupero; la gioia Azzurra per la rete in extremis divenne disperazione immediata: ad Oporto si era concretizzato all’89’ quello che passò alla storia come il “Biscotto Scandinavo”, un 2-2 che promosse Svezia e Danimarca ed eliminò l’Italia, con le tre nazionali a 5 punti ma con le due rappresentanti della Scandinavia con un maggior numero di gol segnati nella classifica avulsa. Quella contro la Bulgaria fu l’ultima partita di Trapattoni da CT della nazionale italiana.
Nel Gruppo D la Repubblica Ceca si mostrò forte, caparbia e tenace, ottenendo tre vittorie, tutte in rimonta: 2-1 alla Lettonia, 3-2 contro l’Olanda e 2-1 alla Germania; il secondo posto andò agli olandesi che dopo il pari con i tedeschi dell’esordio e la sconfitta contro i cechi, piegarono 3-0 una Lettonia che sognava l’impresa.
Il 24 giugno presero il via i quarti di finale con il Portogallo che a Lisbona affrontò l’Inghilterra: al vantaggio immediato degli inglesi con Owen, i portoghesi posero rimedio in extremis con Postiga; si andò ai supplementari e nel secondo extra-time Rui Costa segnò per i lusitani, ma la regola del Golden Gol era stata abolita (sostituita dal Silver Gol che vedremo più avanti) e subito dopo Lampard trovò il 2-2 che spedì le squadre ai rigori. Alla settima serie di tiri dal dischetto, l’errore dell’inglese Vassell fece esplodere di gioia i sessantamila del “Da Luz”.
Il 25 giugno allo stadio “Alvalade” di Lisbona, la Grecia mostrò la propria compattezza e solidità con un’organizzazione di gioco e un equilibrio quasi perfetti. Charisteas al 65′ siglò il gol che eliminò da Euro 2004 i campioni in carica della Francia, lanciando la nazionale di Otto Rehhagel in semifinale.
Il 26 giugno a Faro terminò a reti bianche la sfida tra Svezia e Olanda: si arrivò ai calci di rigore e l’errore svedese di Mellberg nella sesta serie di tiri portò gli Orange in semifinale.
Il 27 giugno ad Oporto quarta vittoria in altrettante partite per la Repubblica Ceca, la quale stavolta non dovette attendere di andare in svantaggio per sbloccarsi: il gol Koller e la doppietta di Baros, tutti segnati nei primi 20′ della ripresa, sancirono il 3-0 alla Danimarca.
Il 30 giugno a Lisbona il Portogallo batté l’Olanda per 2-1 grazie a Cristiano Ronaldo e Maniche, prima dell’autorete di Andrade che riaprì il match e rese intenso il finale di gara. I lusitani, fermati in semifinale dal Golden Gol della Francia quattro anni prima, raggiunsero in casa loro l’atto conclusivo.
Il 1° luglio ad Oporto, la Grecia e la Repubblica Ceca arrivarono sullo 0-0 ai tempi supplementari. Fu lì che si assistette per la prima e unica volta agli Europei alla regola del Silver Gol, l’erede del Golden Gol: tale norma (poi abolita in fretta) sanciva che in caso di rete segnata nel primo tempo supplementare, il match si sarebbe concluso al termine dello stesso senza la disputa del secondo quarto d’ora, permanendo quel vantaggio. Così avvenne al “Do Dragao”: Traianos Dellas, difensore greco militante nella Roma, sbloccò il risultato allo scadere del primo extra-time, portando a sorpresa la Grecia in finale con il Silver Gol. Per i cechi, supplementari ancora fatali come nella finale di Wembley del 1996.
Così come si era aperto il 12 giugno ad Oporto, Euro 2004 si concluse il 4 luglio al “Da Luz” di Lisbona: in campo le stesse nazionali, Portogallo e Grecia, favori del pronostico ancora pendenti dalla parte dei lusitani anche se non più in maniera netta come tre settimane prima, dato che la nazionale ellenica aveva dimostrato di non essere arrivata per caso alla finale. Al 57′ corner dalla destra di Basinas, uscita non perfetta di Ricardo e Charisteas ne approfittò colpendo di testa un pallone storico per il calcio greco. Fu il gol-partita, su Oporto cadde il gelo al triplice fischio e come all’esordio, il Portogallo di Scolari venne sconfitto dalla nazionale di Otto Rehhagel: contro ogni pronostico della vigilia, la Grecia si laureò campione d’Europa.
Il PERSONAGGIO – Nelle imprese sportive come quella della Grecia a Euro 2004 è sempre difficile sottolineare l’apporto fornito da un calciatore piuttosto che da un altro. La scelta in questo caso cade quindi sull’uomo che ha legato il proprio nome alla storia con il gol valso la vittoria del trofeo: Angelos Charisteas. Fu il cannoniere greco a Euro 2004, segnando altri due gol molto pesanti già prima di quello siglato in finale: nel secondo match del Gruppo A firmò il pari contro la Spagna annullando il vantaggio di Morientes, per un pareggio rivelatosi fondamentale per il passaggio del turno; suo fu anche il gol che piegò la Francia campione uscente nei quarti finale. 3 gol in quegli storici Europei per lui, 25 complessivamente segnati con la maglia della nazionale greca. A livello di club Charisteas non si dimostrò un bomber prolifico, non riuscendo mai ad andare in doppia cifra in campionato, ma fornendo comunque il suo apporto realizzativo con ogni maglia indossata. L’Aris Salonicco lo fece esordire in massima serie greca e dopo alcune stagioni l’attaccante spiccò il volo verso altre mete: prima in Germania con il Werder Brema, poi l’Olanda con Ajax e Feyenoord, poi ancora Bundesliga con Norimberga e Bayer Leverkusen. Dopo aver indossato altre maglie tra Francia, Germania e Grecia, nelle sue ultime stagioni prima del ritiro militò in Arabia Saudita e in Australia.
EURO 2004 – CAMPIONE: GRECIA
(12 – continua)
Commenti