Una rimonta sotto gli occhi di tutti, un autentico connubio tra staff, calciatori e club. Fabrizio Del Rosso, vice di Marco Baroni, è intervenuto oggi in conferenza stampa insieme al preparatore atletico Andrea Petruolo (clicca qui), per fare il punto della situazione in casa Reggina,
DALLA JUVE ALLA CINA-Mi ritengo molto fortunato perché ho avuto l’opportunità di fare molte esperienze, soprattutto le esperienze all’estero ti aprono la mente e ti fanno vedere le cose in maniera diversa. Il mio percorso è stato variegato, partendo dal settore giovanile per poi arrivare anche ad allenare la prima squadra. Poi mi sono specializzato nella collaborazione con l’allenatore di prima squadra, il coronamento è stata l’esperienza in Cina con il top, ovvero Marcello Lippi: persona che mi ha dato tanto, facendomi capire tante cose. Il calcio asiatico è molto diverso ma allo stesso tempo molto interessante, Lippi gli ha dato un’impronta manageriale e gestionale sia dentro che fuori il campo, a livello di club ed a livello di nazionale.
TRA LIPPI E BARONI-Con Marco siamo cresciuti insieme nel settore giovanile della Fiorentina, poi abbiamo avuto percorsi calcistici diversi. Lui ha fatto una carriera di alto livello, in serie A, io ho fatto una carriera più modesta da giocatore di serie C, giocando molto al Sud. Quando tutti e due abbiamo intrapreso la carriera di allenatore, ci siamo ritrovati casualmente alla Juventus, nel settore giovanile. Dalla stagione seguente ho cominciato a collaborare con lui nella primavera, e dopo un’ottima annata, coronata dalla Coppa Italia, sono stato chiamato in Cina da mister Lippi, e lì sono rimasto per tre anni e mezzo. Al ritorno in Italia ho ricominciato a collaborare con Marco a Novara ed a Benevento, prima di far ritorno in Cina, sempre con mister Lippi, stavolta con la nazionale cinese. Al secondo ritorno in Italia, è ripartita la collaborazione che dura a tutt’oggi.
L’ARRIVO A REGGIO-Con Marco c’è stato un confronto su quelle che erano le caratteristiche della squadra, in base a come vede il calcio lui. E’ chiaro che quando siamo arrivati c’erano dei problemi, altrimenti non avrebbero cambiato. E’ stato individuato il cambio del modulo prima di tutto, poi Marco ha avuto la capacità di lavorare sulla testa dei giocatori, perché quando la situazione diventa difficile la prima cosa che perde un calciatore è la sicurezza. I giocatori hanno dato subito grandissima disponibilità , e questa è stata la cosa più importante: mancava fiducia, ma questa squadra ha dato tutto sin dal primo allenamento, dimostrando professionalità e serietà . Con pazienza, un pezzettino alla volta, siamo riusciti ad arrivare a tutto quello che oggi stiamo vedendo. Il calcio è corsa, spirito combattivo e gruppo, questa squadra lo sta dimostrando con i risultati.
UN MODELLO DA SEGUIRE-Marco Baroni vive ventiquattrore su ventiquattro la propria professione, cura ogni minimo dettaglio sia per quanto riguarda i propri giocatori sia per quanto riguarda gli avversari. Cerca sempre di avere un rapporto schietto, diretto, che nell’immediato può essere traumatico, ma poi viene apprezzato. E’ un tecnico che responsabilizza i giocatori, trasmettendo questa sua dedizione.
RUSH FINALE-La nostra mentalità è sempre la stessa. Ci giochiamo una partita alla volta. Il nostro futuro si chiama Cremonese, una volta finita la partita penseremo all’Ascoli. La fame che avevamo nel raggiungere la salvezza, che quando siamo arrivati sembrava impossibile, deve essere la stessa delle prossime partite di campionato. Quelle che fanno le altre squadre non ci interessa, i conti li faremo alla fine.
SOSTA INATTESA E GIUSTA ALCHIMIA-Avremmo preferito giocare, la squadra era in fiducia e veniva da risultati importanti. Quando il ferro è caldo va battuto. La sensazione che abbiamo come staff, è di avere un gruppo che ci è cresciuto tra le mani, atleticamente, tecnicamente e fisicamente. Durante l’allenamento siamo soddisfatti nel vedere quello che fanno i ragazzi, non c’è bisogno di dargli stimoli ed a volte hanno così tanta esuberanza che potremmo anche frenarli. Questo è dettato dalla consapevolezza, dai risultati, dallo stare bene insieme. Una cosa del genera non viene per caso, oltre al lavoro dello staff c’è quello dei medici, dei fisioterapisti, del direttore sportivo, del direttore generale. C’è la sensazione che si sia creata un’alchimia importante.
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