La bestia nera indossa una maglia rossoblù. Crotone, l’altra metà cadetta del cielo calabrese, è particolarmente indigesta a Emiliano Bonazzoli. Da ex capitano amaranto, la sfida ai pitagorici era particolarmente sentita: ricca di ansie e tensioni, avare di gol.
Zero le tue realizzazioni nel derby della Calabria. Senza vincitori e vinti le ultime sfide tra Reggina e Crotone, è difficile credere a una coincidenza. Troppa paura di perdere?
“Esattamente. Vorresti prevalere e regalare ai tifosi una gioia particolare ma al contempo c’è il timore di uscire sconfitti, allora ti scopri meno e non vuoi correre rischi. Non è un caso se nelle ultime sfide tra Reggina e Crotone c’è stato poco spazio per le emozioni, si è trattato spesso di battaglie vissute sull’onda emotiva”.
Da dimenticare poi il tuo ultimo confronto con il Crotone, per due ragioni…
“La mia espulsione e il tragico evento legato a Morosini. Il rosso era figlio di un inquietudine che mi portavo dentro da diverse settimane, per come andavano le cose dentro e fuori il rettangolo verde. A fine partita poi arrivò la vera mazzata, una tragedia difficile da dimenticare”.
Alla solita tensione, lunedi per la Reggina si aggiungerà un surplus di responsabilità. E’ una tappa decisiva?
“Queste sono le partite che danno senso a una stagione, in senso positivo o negativo. Sono sicuro che se la Reggina uscisse vittoriosa dallo Scida, imprimerebbe una svolta al proprio campionato mettendosi la crisi alle spalle. Per la stessa ragione una sconfitta, in un momento come questo, potrebbe avere ripercussioni dolorose”.
E potrebbe portare all’esonero di Atzori. Sarebbe una scelta giusta?
“Non credo. Quando ho saputo che sarebbe stato lui il nuovo tecnico della Reggina, avrei messo la mano sul fuoco sulla buona riuscita degli amaranto in questo campionato. Serve pazienza, bisogna stringere i denti in questo momento di difficoltà, e non buttare già tutto all’aria. Non dimentico che anche tre anni fa, con lui in panchina, si diceva che avremmo potuto ottenere al massimo una salvezza tranquilla”.
Parole che sottolineano , almeno in parte, la tua gratitudine verso il tecnico di Collepardo.
“Indubbiamente. Con lui ho vissuto una delle migliori stagioni della mia carriera, mi ha letteralmente rigenerato dopo un campionato da cancellare. Ha fatto rinascere me ed esplodere giocatori come Acerbi, Missiroli e Nicolas Viola”.
Uno dei meriti riconosciuti ad Atzori, nella sua prima esperienza in amaranto, era quello di aver creato un gruppo compatto, affidandolo ai giocatori più esperti come te, Tedesco e Puggioni. In questa stagione sembra emergere qualche frizione con Di Michele e Colucci…
“Non sono all’interno dello spogliatoio e quindi non ho alcuna conoscenza in merito. Quello che so è che le scelte di Atzori sono profondamente ponderate e motivate. Lui dà enorme importanza al lavoro settimanale, gestisce il gruppo in modo ideale e poi schiera i giocatori che gli danno più garanzie”.
Sulla diversità di vedute tra Foti e Atzori dove ti schieri? Dove può arrivare questa Reggina?
“Capisco le ambizioni del presidente, soprattutto nella stagione del centenario, le sue parole servono anche per stimolare l’ambiente. Il valore dell’organico, a mio parere, è medio-alto, la società ha acquistato diversi elementi di spessore. Questa squadra può lottare per i play-off ma bisogna avere pazienza, quando si cambia tanto all’inizio si incontrano sempre delle difficoltà”.
Che ci fa un giocatore come Bonazzoli in serie D?
“Gioca con la stessa voglia e la stessa determinazione avuta in quindici anni di professionismo. A Marano c’è un progetto ambizioso, l’anno prossimo in Lega Pro ci sarà un solo girone, vogliamo a tutti i costi ottenere la promozione. Siamo secondi a due punti dal Pordenone, sarà una bella lotta. Ancora non ho trovato la giusta condizione, spero di poter dare presto una mano ai miei compagni”.
Qual è stata la sensazione più sorprendente nell’effettuare un salto all’indietro cosi rilevante?
“Probabilmente indossare una maglietta che non ha il mio cognome stampato sopra (ride,ndr). Non bado molto alla categoria, penso ad allenarmi e a vincere con il Marano. Gli avversari sanno che siamo la squadra da battere e ci affrontano con il coltello tra i denti”.
Il tuo futuro sarà ancora in Veneto?
“Con il presidente l’accordo è chiaro. L’intenzione è quella di giocare due anni con il Marano, in caso di una chiamata dall’estero però avrei la possibilità di accettare. Un’esperienza del genere mi ha sempre affascinato e spero di poterla realizzare”.
Pasquale Romano – rnp
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