Il gol decisivo nel blitz di Reggio Emilia, nel lontano 27 dicembre. Un lungo e forzato accomodamento in panchina, scampoli di campo, voci insistenti di cessione. Non si è scomposto Nicola Bellomo, fantasista amaranto nel pieno della sua maturità calcistica: ha atteso, in professionale silenzio, che gli fosse concessa una nuova opportunità per far valere le sue doti, per dimostrare di essere ancora importante. Ha rimesso gli scarpini sul terreno di gioco a distanza di quasi un mese, al Granillo contro il Pordenone: venti minuti per cambiare il match, servire un assist telecomandato a Folorunsho per il gol vittoria. Trenta metri di verticalizzazione, pura poesia calcistica. Non sazio, il numero dieci amaranto (non per caso) si è ripetuto ieri, nella super sfida contro il Monza di Boateng e Balotelli. Stop volante ai limiti delle possibilità balistiche, assist per Rivas che taglia campo, area e difesa avversaria, deviazione da tre punti per l’honduregno. Una giocata quasi fotocopia, frutto autentico del potenziale tecnico del numero dieci.
In mezzo una gara sfortunata a Pisa: tanta sostanza ma un errore sotto porta che ne ha macchiato la prestazione finale. Ma il Bellomo di questa stagione è un giocatore differente dal passato: ha acquisito una crescita tattica ed un indole votata al sacrificio che lo rendono prezioso, in fase di copertura come in quella di “assistenza”, dove più si esaltano le sue qualità tecniche sopraffine. In rigoroso silenzio, in poche settimane, è passato dalla panchina ad indossare la fascia di capitano, guidando da leader in campo i compagni verso una vittoria frutto di una prestazione collettiva ai limiti della perfezione. Così, con dignità, Nicola Bellomo si è ripreso la Reggina e adesso non vuole più “mollarla”.
v.i.
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