Otto presenze in riva allo Stretto, nella seconda parte della stagione 2017/2018. Per Giovanni La Camera, è arrivato il momento di dire basta con il calcio: l’ex centrocampista della Reggina, ha annunciato il proprio ritiro ai microfoni del giornalista Nicolò Schira, annunciando di volersi dedicare alla carriera di imprenditore ed alla vita di padre.
Nel corso dell’intervista, La Camera ha parlato anche della sua breve esperienza a Reggio.
“Dopo l’esperienza col Partizan Tirana sono andato alla Reggina e abbiamo raggiunto un obiettivo difficile, avendo tantissimi under 21 in rosa: under 21 di qualità , ma pur sempre under 21.  La Serie C è difficile, è un calcio totalmente diverso e molto fisico, che magari toglie valore alla fantasia. A Reggio avevamo davanti Tulissi e Bianchimano che meriterebbero la Serie B, come Armeno”.
Un ricordo colorato d’amaranto, emerge anche nell’analisi sulla crescita dei giovani. “La gavetta comunque è importante, aiuta a crescere e capire i sacrifici da fare: spesso ho giocato con ragazzi che venivano dai vivai di grandi squadre, e che magari non avevano l’umiltà necessaria per emergere. Ho visto qualcuno di loro avere atteggiamenti sopra le righe, però lì la colpa è del sistema che non li controlla e non li aiuta: spesso i familiari e i procuratori sono di parte, e li montano più del necessario. Faccio l’esempio di Filippo Franchi, che l’anno prima si allenava con la 1a squadra della Roma ed era stato convocato in Champions, però da noi a Reggio giocò pochissimo. La piazza, con la pressione di vincere, non poteva aspettarlo: in questo caso io consiglierei ai ragazzi di andar in piazze meno esigenti per esprimersi al meglio e avere piena fiducia”.
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