Sei mesi in riva allo Stretto (da gennaio a giugno 2018) e 16 presenze con la maglia della Reggina. Parliamo di Gennaro Armeno, ospite odierno della mezzanotte di RNP all’interno della rubrica “A tu per tu”.
Gennaro, partiamo dal presente: cosa stai facendo?
Ad oggi mi sto solo allenando in attesa di una chiamata concreta e valida. In questi mesi ne ho ricevute alcune, ma poco concrete.
Segui ancora la Reggina? Credi possa salire in Serie B già da quest’anno?
Impossibile non seguire la Reggina, soprattutto adesso con i grandi progetti che ha. La tifoseria di Reggio e quella curva piena non c’entrano nulla con questa categoria. La squadra mi ha fatto un’ottima impressione. Salire in Serie B non sarà facile, il girone C è imprevedibile. Alla fine, chi avrà più fame agonistica avrà più possibilità di ottenere la promozione.
Come sono stati i tuoi sei mesi a Reggio?
Sono arrivato in un momento molto delicato, ma alla fine ne siamo usciti alla grande. Giocare in una piazza come Reggio è il top per un calciatore ed io sono molto orgoglioso di aver indossato questa maglia.
Cosa ti è rimasto nel cuore di questa esperienza?
Il ricordo più bello è aver centrato la salvezza, ma non posso dimenticare il grande dottore Favasuli, è la storia della Reggina. Vi racconto un aneddoto: era la vigilia della gara con il Matera e mi feci male durante la rifinitura. Gli chiesi di non dire niente al mister e di mettermi a posto per la partita del giorno dopo, perché volevo giocarla. Nel riscaldamento pre-gara alzai il braccio per dire “non ce la faccio”, lui mi disse “tranquillo, vieni con me” e con una super fascia al collaterale mi permise di giocare 90 minuti senza problemi. Una persona sempre disponibile, con la quale mi sono trovato anche fuori dal campo.
A Novara, in squadra con te, c’era un certo Simone Corazza, che ad oggi sta facendo le fortune della Reggina…
Su Corazza non c’è nulla da dire, sta dimostrando con i fatti il grande giocatore, ma soprattutto l’uomo, che è. Sono molto contento per lui, si sta riscattando in seguito al periodo un po’ negativo che ha passato, dovuto all’infortunio. Non c’entra nulla con questa categoria, gli auguro che possa ottenere grandi soddisfazioni con questa maglia.
Concludiamo con un aneddoto circa la tua esperienza in riva allo Stretto?
Un aneddoto extra-campo. Era una domenica di riposo e mi trovavo a casa. Un amico di Reggio mi chiamò, chiedendomi se fossi solo. Gli risposi di sì, lui venne a prendermi e mi portò a casa sua dalla sua famiglia per la prima volta, facendomi sentire come se fossi a casa mia. Persone straordinarie, che mi aiutarono fino all’ultimo giorno anche per fare il trasloco. A Reggio, come si dice a Napoli, so e’ core (sono di cuore).
Antonio Calafiore
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